domenica 15 ottobre 2017

SALA CARGIA’- ATTI DEL GEMELLAGGIO ARTISTICO 2017: DANTE, LA LUNIGIANA E LA PACE UNIVERSALE - CONFERNZA DI MIRCO MANUGUERRA

Sala Culturale CarGià - Promozione Artistica 2017
Sezione - GEMELLAGGIO ARTISTICO -SAN TERENZO/FILATTIERA

MIRCO MANUGUERRA e EZIA DI CAPUA - 2017 - 7° GEMELLAGGIO ARTISTICO TRA SAN TERENZO E FILATTIERA - foto di Luca Bini

L’importanza dell’Orma di Dante in Lunigiana
Nel 1965 veniva compiuta nel campo della Dantistica Lunigianese, ad opera del maestro Livio Galanti (Pozzo di Mulazzo 1913 - 1995), una delle più grandi scoperte esegetiche di sempre: nella profezia astronomica a chiusura del Canto viii del Purgatorio emergeva una basilare indicazione temporale circa il soggiorno di Dante in Val di Magra. Il termine galantiano, altrimenti indicato come “Termine ad quem della venuta di Dante in Lunigiana”, è stato fissato in via definitiva al 12 di aprile del 1306, una data strettamente legata alla festività della Santissima Pasqua. A partire da quel lavoro fondamentale, non a caso vincitore del Concorso Nazionale indetto dalla rivista “Cultura e Scuola” in fregio al vii Centenario della nascita del Sommo Poeta (commissione d’esame presieduta da Umberto Bosco), il destino del Canto viii del Purgatorio cambiava in modo radicale e, con esso, quello di tutte le Referenze Dantesche Lunigianesi. Va detto, infatti, che fin dai primi decenni successivi al 1765 –  anno di ritrovamento degli Atti della Pace di Castelnuovo (6 ottobre 1306) – uno sconcertante atteggiamento di avversione verso le testimonianze locali, nessuna esclusa, era andato pian piano affermandosi ad ogni livello della critica. Il fenomeno, per nulla banale, è stato denunciato nel 2002 dal Centro Lunigianese di Studi Danteschi (clsd) con il sintagma di Sindrome di Castelnuovo. Ebbene, il termine galantiano, scardinando alle fondamenta la convinzione faziosa maturata tra gli storici di un Dante giunto in Lunigiana quello stesso giorno del 6 ottobre del 1306 (come se il Sommo fosse stato chiamato in terra apuana solo per assistere, in veste di semplice testimonial, alla sigla di un negozio già definito e predisposto dalle parti in causa), restituiva al Soggiorno Lunigianese, ricco in realtà di numerose ed alte valenze, tutta la dignità che gli compete. In uno scenario tanto mutato è merito del clsd aver elevato a sistema l’intero patrimonio delle Referenze Dantesche Lunigianesi e definito una completa rivisitazione della lectura del Canto Lunigianese per eccellenza.
Innanzitutto, l’Elogio dei Malaspina (Pur viii 124-132) non poteva più essere considerato un mero atto di riconoscenza servile reso da Dante ai Signori del luogo per l’ospitalità qui ricevuta. Il passo, ad una analisi più attenta, si è rivelato addirittura un calco della prima terzina del Poema: siamo di fronte al più alto tributo concepibile nella lingua della Divina Commedia.
In secondo luogo, il riferimento astronomico su cui viene strutturata la profezia di Corrado Malaspina il Giovane, marchese di Villafranca, valendo ad esprimere lo stesso favore astrologico con cui si apre il Poema (Inf i 37-40), rendeva evidente una marcata relazione tra l’esperienza politica della Pace di Castelnuovo e la genesi della Divina Commedia.
Ciò che accadde in Lunigiana in quel fatale 1306, con il contributo del Poeta impegnato in qualità di procuratore di parte ghibellina, fu per Dante stesso un’autentica rivoluzione. La Pace di Castelnuovo, trattandosi di un accordo raggiunto tra il vescovo-conte di Luni e i marchesi Malaspina di ramo imperiale, ovvero tra coloro che sul territorio rappresentavano, quanto meno idealmente, il Papa e l’Imperatore, portò il Poeta a generalizzare in senso newtoniano: elevando l’esempio lunigianese ai rappresentanti dei due massimi sistemi del mondo, l’Alighieri finì per porre quest’ultimi al sommo di un unico sistema politico globale pervenendo a vaticinare l’alba di una nuova Età dell’Oro (l’Età della Pace Universale). In pratica, con tale materia Dante fini per conferire la massima formulazione teorica possibile al modello dell’Impero Sacro e Romano fondato dal genio di Carlo Magno e di papa Leone iii.
In effetti, il tema del supremo connubio di Cattedra e Trono è parsa a chi scrive l’unica idea capace di portare a soluzione l'enigma secolare dell’allegoria mistica dei due Angeli e del Serpente: i volti luminosissimi dei due «astor celestiali» posti a guardia della Nobile Valletta (il sintagma “Valletta dei Principi” è del tutto errato), onde proteggerla dagli attacchi ricorrenti della serpe tentatrice, altro non sono che l’anticipazione allegorica di quei «due Soli» ai quali sono affidate le migliori sorti della Città dell’Uomo e che sono da Dante espressamente indicati nel Papa e nell’Imperatore.
Questa teoria generale del Canto viii del Purgatorio è stata proposta per la prima volta nel giugno del 2003 con una lectura dantis pronunciata sull’antico sagrato della chiesina di Malnido in Villafranca, il luogo dove Germano Cavalli, tra i grandi padri della cultura lunigianese, ha scoperto la cripta dove furono deposte le spoglie mortali di Corrado il Giovane.
Al termine di quello stesso anno l’intero impianto della tesi venne avvalorato in modo clamoroso da un’altra eccezionale scoperta, stavolta di carattere filologico: nel Preambolo dell’Atto della Pace di Castelnuovo veniva individuata da Carlo Dolcini una straordinaria parafrasi delle Variae di Cassiodoro, subito indicata come la prima espressione di un pensiero compiutamente politico in Dante.
Da allora per il clsd non ci sono stati più dubbi: in Lunigiana il Poeta si trovò immerso in una dimensione sapienziale specifica che portò negli anni alle determinazioni del trattato filosofico della Monarchia, un’opera da collocarsi in via definitiva tra le produzioni della piena maturità di Dante.
I nemici della Pace Universale
Va detto che non è facile trovare, in tutta la storia del pensiero, un sistema filosofico interamente costruito attorno ad un argomento così determinante come quello della Pace Universale. Eppure l’importanza del contributo dantesco pare essere sfuggita anche agli studiosi più attenti. La causa di ciò è senza dubbio da imputare a motivi di natura essenzialmente ideologica, se è vero che un pensatore come Bertrand Russel arriva a trattare l’Alighieri alla stregua di un nostalgico dell’Impero giunto drammaticamente fuori tempo massimo:
 «Dante […] fu, come pensatore, alquanto indietro sui tempi. […] Non ebbe ripercussioni, ed era inoltre disperatamente fuori moda».
 Russel, nel riferirsi in modo evidente ai nuovi fermenti democratici dell’Età Comunale, dimentica che la questione dell'Impero Sacro e Romano si è conclusa soltanto nel 1806 con la rinuncia definitiva al trono carolingio da parte di Francesco Giuseppe e che l’Impero, nella sua ultima formulazione Austro-Ungarica, cessò del tutto con l’allontanamento di Carlo I seguito ai tragici fatti della I Guerra Mondiale: per nulla corretto, dunque, anzi del tutto semplicistico, liquidare con tanta facilità la lezione portata da uno dei veri Padri dell'Europa. In realtà la soluzione dantesca non soltanto appare oggettivamente completa, coerente e rigorosa: essendo foriera dei più alti principi fondativi della Città dell’Uomo essa costituisce una matrice universale e quindi perfettamente attualizzabile. Ovviamente, si tratta di un parere inviso ai perfidi campioni del corporativismo imperante, che da sempre avvertono nell’accusa rivolta dal Sommo Poeta ai tanti «Seminatori di scismi e di discordie» (Inf XXVIII) un esempio di libero pensiero particolarmente indigesto.
In quest’ordine di idee la questione che si pone è, con precisione, la seguente: alla luce della concezione di Kant dello Stato moderno, come può mai dichiararsi “attualizzabile” la dottrina dantesca dell'Impero Universale? La risposta appare invero piuttosto semplice: la matrice del trattato della Monarchia (l'Imperatore e il Papa posti a capo del pianeta concepito come un'unica Nazione) rimane immutata nella soluzione di un Governatore del Mondo che tenga saldamente in pugno la Carta della Dichiarazione Universale dei Diritti Fondamentali dell'Uomo. In questo modo la tesi di Dante resta al vertice delle soluzioni speculative, mentre è il successivo modello illuministico di Kant della federazione (o confederazione) di Stati a porsi come il miglior indirizzo operativo oggi accettabile.
Va osservato con attenzione come sia l’Universalità la regola aurea seguita dai giganti del Pensiero: il loro insegnamento profondo ci attesta che a costituire Logos filosofico, cioè “Pensiero forte”, pensiero che non si contraddice – sia in Fisica, sia nelle discipline umanistiche, dunque sia in Natura, sia nella Città dell'Uomo – sono esclusivamente i Principi di Unificazione. Dunque, tutto quanto sta al di fuori della dimensione universale è da ascrivere, in generale, a quel citato dominio nefasto sopra citato che Dante chiama dei “Seminatori di scismi e di discordie”.
Orbene, si comprende come sia proprio l'Universalità il grande elemento drammaticamente ignorato (o negato) dal “Pensiero debole” contemporaneo, avviluppato com'è nelle spire malefiche di un Relativismo assai grato ai cattivi maestri dell'incomunicabilità (Wittgenstein) e in piena balia della tragica deriva nichilista: la Città dell'Uomo non sta affatto seguendo la «diritta via» del percorso di unificazione, ma continua a correre – nonostante le drammatiche lezioni del “Secolo breve” – all'interno di un contesto di forte contrapposizione tra sistemi settaristici e ideologici. Solo così si spiega l’attuale scelta scellerata di tentare l’improbabilissima affermazione di una “Civile convivenza nella diversità” piuttosto che mirare all'unificazione della Città dell'Uomo in nome di un Principio Generale di Fratellanza: sono le stesse Corporazioni che, per difendere, o imporre, le loro egoistiche diversità, si oppongono, spesso con un isterismo tipico, ad ogni speculazione di senso contrario. 

Critica del Relativismo
Come noto, il Relativismo è una corrente di pensiero sviluppata già in seno alla filosofia greca con il Sofismo. Nel Rinascimento maturo, con il Raffaello Sanzio della Stanza della Segnatura, troviamo la lezione esemplare per cui gli adepti di tale dottrina sono costretti al di fuori del Tempio: ne La Scuola di Atene, infatti, si osserva, in alto a sinistra, il gruppo dei sofisti a cui viene impedito l'ingresso. Il messaggio è assai chiaro: nel dominio della Sapienza nessuno ha diritto di accesso senza possedere in tasca una Verità. A nulla vale l'argomento puerile per cui tutti gli uomini possono presentare soluzioni le une diverse dalle altre: bisogna tenere ben conto sia dell’errore, sia delle soluzioni “corrette” ma “immaginarie” (nel senso preciso indicato dalle equazioni di secondo grado) e sia della mala fede. Infatti abbiamo l’esempio lampante del nazismo: “tutto è relativo” ma il Nazismo è una ideologia giudicata inaccettabile per cui è bandita. Bene. Resta da capire perché non è bandito anche il Comunismo e, soprattutto, perché non è bandito l’islam, la cui dottrina, in termine di Diritto (Sharjah), è del tutto incompatibile con qualsiasi impianto giuridico occidentale. Come si vede, la Storia del ‘900 è immersa in un magma di incoerenza davvero sconcertante.
Il problema è che, similmente a quanto occorso nella Grecia antica con i Sofisti, ma con una efficacia assai più pesante, è andata sempre più affermandosi, non solo in Occidente, una delle più grandi mistificazioni di ogni tempo: sorta intorno al clamore suscitato dalla Teoria della Relatività, l'idea del Relativismo ha corrotto l'intero dominio del Pensiero. In realtà, non è assolutamente vero, come si suol dire comunemente, che “Tutto è relativo”: la descrizione del Mondo assume sempre e comunque la medesima forma indipendentemente dal sistema di riferimento scelto; il che significa che qualsiasi osservatore nell'Universo deduce dalle proprie misure – pur distorte quanto si voglia dalla curvatura dello spazio-tempo – la medesima formulazione delle Leggi naturali. In altri termini, le Leggi della Fisica, le Leggi della Natura, sono le stesse, ieri, oggi, domani e sempre, e lo sono qui, come ai confini dell'Universo. Di relativo ci sono soltanto le semplici Misure, ciò che in Filosofia può dirsi il “punto di vista”, ma sono le Leggi a costituire la matrice della Realtà, non le Misure.
Così, se la Natura non possiede alcuna struttura relativistica (la denominazione di “Relatività” ha complicato non poco le cose…), non si vede perché una simile complicazione la debba possedere la nostra Città Ideale. Avevano perfettamente ragione gli antichi padri greci quando si esprimevano in termini di Aletheia, di Verità, contrapposta alla Doxa, l'Opinione: oggi, molto meglio di allora, possiamo finalmente tornare ad affermare che se esistono Verità Universali che governano il mondo fisico (come l'invarianza assoluta della velocità della luce) debbono necessariamente esistere regole universali atte a disciplinare il Vivere Civile.

Il segreto della Pace: l’invariante della Fratellanza Generale
Qual è, allora, nella Città dell'Uomo l'invariante? Qual è l'equivalente della velocità della luce in Natura per cui, qualunque sia la misura compiuta - ovvero qualunque sia il punto di vista adottato - il risultato finale orientato al massimo risultato etico concepibile (cioè al maggior benessere dell'Umanità considerata nel suo complesso) sarà sempre e comunque lo stesso? La risposta è molto semplice: la Fratellanza. Il Principio è dimostrato dal caso speciale di un autore come Albert Camus, il quale, con il suo capolavoro, La peste, guardando al mondo con occhi di ateo, finisce per incontrare anch’egli il punto di equilibrio nella sola dimensione della Fraternità.
Ma anche il concetto di Fratellanza deve essere inquadrato in senso propriamente filosofico.    Innanzitutto - per restare sulla preziosa falsariga della Teoria della Relatività – ne vanno decisamente distinte due tipologie: esistono una Fratellanza di tipo Ristretto (i settarismi religiosi e le varie ideologie) ed una Fratellanza di tipo Generale. Mentre le fratellanze di tipo ristretto (ancora e sempre i “Seminatori di scismi e di discordie” di Dante) conducono immediatamente al Corporativismo e perciò alla struttura della Storia all'insegna del conflitto che abbiamo sempre conosciuto, la dimensione generale del termine rappresenta uno strumento basilare di unificazione: il segreto della civile convivenza tra gli uomini sta tutto qua. Di tale processo rivoluzionario costituisce massimo esempio il Cristianesimo – non a caso la fermissima dottrina di Dante – che è l’unico “-esimo” in un vero oceano di “-ismi”. Unica eccezione è il Buddismo, con cui è logico immaginare una futura, grandiosa alleanza.
In secondo luogo, indagando il concetto di Fratellanza anche in un’ottica che non esitiamo a definire propriamente sociologica, è possibile identificare un decisivo elemento di Logos addirittura in una memoria veterotestamentaria: Per potersi dire “Fratelli” non è condizione sufficiente quella di “essere in due”: occorre essere “d'accordo” in due. Caino e Abele docet...
Questa semplice evidenza assume una importanza rilevantissima, poiché impone la necessità di tornare ad Hobbes ed alla sua concezione dello Stato come soggetto giuridico fondato su di un preciso Patto Sociale. Si dirà perciò che La Città Ideale è espressione compiuta di un concetto condiviso di identità (Contratto Sociale) basato sul Principio di Fratellanza Generale. 
Sembra con ciò sufficientemente chiaro che la soluzione del problema della Guerra stia tutta nel riuscire a traghettare l’Umanità al di là di ogni forma di Fratellanza Ristretta, ovvero al di là di ogni ideologismo e di ogni settarismo. Non è questo un risultato di poco conto, poiché diviene un preciso dovere etico il rifuggire da tutte le “culture” di quello stampo, nessuna esclusa. È in questo senso puntuale che può essere inquadrato un pensiero fondamentale di Magdi Cristiano Allam: «Sogno un'Europa dei popoli, che abbia la certezza di chi siamo, della nostra fede, delle nostre radici, dei nostri valori non negoziabili, delle nostre regole certe, della nostra Civiltà».
Non ci sono dubbi: è solo in quei Valori non Negoziabili della Cultura Occidentale che si riconoscono i contenuti fondanti del Contratto Sociale indispensabile all’edificazione della Città Ideale. Alla quale, una volta edificata, cioè sancita in tutti i suoi principi fondamentali, potranno partecipare tutti gli Uomini di Buona Volontà.

Mirco Manuguerra – Sala Culturale CarGia’ – 7° Gemellaggio Artistico tra SAN TERENZO E FILATTIERA - 2 settembre 2017

BIBLIOGRAFIA
Galanti, L. Il soggiorno di Dante in Lunigiana, Pontremoli, Centro Dantesco della Biblioteca Comunale di Mulazzo, 1985.
Galanti, L. Il secondo soggiorno di Dante in Lunigiana e la composizione del Purgatorio, Pontremoli, Società ‘Dante Alighieri’ - Comitato di Carrara, Centro Aullese di Ricerche e di Studi Lunigianesi, Amministrazione Comunale di Aulla - Commissione Civica Biblioteca, 1993.
M. Manuguerra, Critica dell’antropocentrismo imperante - L’innovazione in Filosofia: una teoria della storia per la Pax Humana, su «L’Arsenale», La Spezia, Agorà Edizioni, 2002, pp. 136-53
Manuguerra, M. La Sapienza dei Malaspina, su «Il Porticciolo», vii, 2014, n. 1, pp. 63-70 e su «Quaderni Obertenghi», 2015, n. 4, pp. 49-59; La Sapienza ermetica dei Malaspina, su «Atrium», xvi, 2014, n. 4, pp. 76-88; La Sapienza ermetica dei Malaspina: ulteriori considerazioni, su «Studi Lunigianesi», xliv-xlv, 2016, pp. 57-69.
M. Manuguerra, Il Canto viii  del Purgatorio (o l’inno di Dante alla Pace Universale), in Id, Lunigiana Dantesca, Edizioni clsd, La Spezia, 2006, pp. 71-97.
Manuguerra, M. Via Dantis® – Odissea ai confini della Divina Commedia, Edizioni clsd, La Spezia, 2009 [in Libro (pp. 48); in Film (dvd, 95’)].
Manuguerra, M. Da Dante a Kant e oltre: per una filosofia risolutiva di pace universale, su «Atrium – Studi Metafisici e Umanistici», xv/2 (2013), pp. 86-110.

MIRCO MANUGUERRA è nato alla Spezia nel 1960. Ha compiuto studi commerciali ed è un quadro direttivo bancario. A metà degli anni ’70 è tra i fondatori dell’AAS – Associazione Astrofili Spezzini (AAS). Nel 1993 fonda “Astronomica”, rivista quadrimestrale di cultura scientifica edita dalla stessa AAS. Tra il 1988 e l’89, intanto, erano già usciti i primi saggi, dapprima sulla rivista camerale spezzina “La Spezia Oggi”, poi sulla rivista romana “Scena Illustrata”, dove compare una prima Trilogia di saggi danteschi.   Nel 1996 l’intera materia dantesca è sviluppata in Nova Lectura Dantis, opera prima pubblicata per i tipi della Luna Editore grazie al giudizio positivo espresso dal prof. Loris Jacopo Bononi. Il libro è finemente illustrato dalle tavole dantesche di un artista di rilievo internazionale come Dolorés Puthod. Nel 1997 la sua tesi circa la datazione del Viaggio della Divina Commedia (fissata al 4 di aprile del 1300) viene pubblicata su “Astronomia U.A.I.” ed è accolta negli “Atti del XVII Congresso Nazionale di Storia della Fisica e dell’Astronomia”, per l’organizzazione del C.N.R. (La fisica di Dante e l'enigma astronomico della datazione del Viaggio nella Divina Commedia). Nello stesso anno esce sulla rivista internazionale di dantistica “L’Alighieri” una scheda bibliografica su Nova Lectura Dantis ove si dà atto all’A. della scoperta di una simmetria strutturale in Inf V e della tesi originale di una piena coincidenza tra Divina Commedia e Veltro allegorico. Sulla scorta di questi primi significativi risultati nel 1998 fonda a Mulazzo il CENTRO LUNIGIANESE DI STUDI DANTESCHI (CLSD), di cui è a tutt’oggi Presidente.  Da allora ha creato il Museo ‘Casa di Dante in Lunigiana’® (2003), il bollettino dantesco elettronico mensile “Lunigiana Dantesca” (2003), giunto ad oltre il 130° numero, la tradizione di Lectura Dantis Lunigianese (2004) di cui è massima espressione la Via Dantis® (soluzione generale dell’intero poema dantesco in chiave neoplatonica divenuta nel 2009 anche un libro e addirittura un film), il Premio ‘Pax Dantis® per il Pensiero di Pace Universale, il circolo culturale neoplatonico della Dantesca Compagnia del Veltro®, le Cene Filosofiche® e il Wagner La Spezia Festival® (www.lunigianadantesca.it). L’Autore è anche il padre ideatore e presidente del progetto on-line dell’Enciclopedia della Lunigiana Storica, opera monumentale scaturita dalla Carta di Mulazzo (2016), documento anch’esso di sua ispirazione, ove spiccano, assieme al Dizionario Enciclopedico, i pilastri del Pantheon del Genio e dell’Eroe Lunigianese e il Canone Lunigianese (www.enciclopedialunigianese.it).   Nell’ambito dei suoi studi ha organizzato congressi e tavole rotonde chiamando dantisti e filosofi del calibro di Claudio Bonvecchio, Giuseppe Ledda, Enrico Malato, Emilio Pasquini, Quirino Principe, Giovanni Reale, Federico Sanguineti, Vittorio Sermonti, Emanuele Severino e Cesare Vasoli a tenere relazioni o lectio magistralis. Tra quegli eventi spicca il Congresso Internazionale “Dante e la Lunigiana”, tenuto a Bocca di Magra nel 2006 per l’occasione del VII Centenario del soggiorno del Poeta, dove l’intera materia è stata sottoposta a profonda rivisitazione. Da citare anche le Celebrazioni del 750^ Anniversario della nascita di Dante, tenute a Mulazzo nel 2015, dove per la prima volta, grazie alle associazioni culturali e agli enti pubblici presenti, era finalmente rappresentato l’intero territorio della Lunigiana Storica. Infine, va detto degli gli Stati Generali della Cultura Lunigianese, indetti a Mulazzo dal CLSD nel 2016 e dai quali è scaturita la citata Carta di Mulazzo. Nel 2017 ha promosso il Comitato Ufficiale per le Celebrazioni del VII Centenario della morte di Dante Alighieri «Lunigiana Dantesca 2021», organismo in cui, avendo riunito in Lunigiana alcuni dei massimi dantisti del nostro tempo, ricopre l’incarico di Segretario Generale. Dal suo eclettismo sono nati studi che spaziano attraverso tutte le discipline umanistiche. In campo dantesco, oltre ai risultati già citati, spiccano l’interpretazione dei due Angeli Guardiani di Pur VIII quali anticipazione dei due “Soli” di cui al successivo Pur XVI, ovvero il Papa e l’Imperatore (“Allegoria della Pax Dantis”) e alcune varianti al testo del Canto VIII del Purgatorio. In campo teologico ha formalizzato una dimostrazione dell’esistenza di Dio invertendo l’argomento di Anselmo d’Aosta attraverso un sincretismo sviluppato su Parmenide, Avicenna, Ockam e Leibnitz (Sul Dio dei Filosofi: elementi di Teologia Razionale, 2010), mentre in campo filosofico ha formulato una spietata critica a tutti i sistemi di pensiero corporativistici accusandoli di essere la causa assoluta della presenza della guerra nella Storia. Quest’ultimo lavoro (Critica contro l’antropocentrismo imperante, 2002) gli è valso l’elogio scritto di un gigante del pensiero come Emanuele Severino e pure la fama tipica di un intellettuale scomodo a tutti. Tre sono i Manifesti Culturali che ha promulgato: la Pax Dantis® (2008), dove l’Autore ha riproposto in chiave moderna il modello politico dantesco; il Manifesto per l’Arte del III Millennio (2014), realizzato assieme al prof. Claudio Lanzi (dove si auspica il ritorno di ogni espressione artistica al modello di bellezza del movimento Preraffaellita al fine di riprendere un percorso salvifico drammaticamente interrotto) e la citata Carta di Mulazzo (2016), documento unificatore delle massime realtà culturali lunigianesi.  Nel corpus della sua produzione troviamo anche due Epigrafi Dantesche, le quali arricchiscono il tessuto storico-letterario del borgo medievale di Mulazzo, seconda patria di Dante. Da citare anche, al suo attivo, una innovativa guida turistica storico-culturale della Lunigiana (Charta Magna, 2002) dove sono comparsi stilemi oggi ripetuti ovunque, come “Arcipelago del Golfo della Spezia”, la “Terra dei cento castelli”, la “Regione a cui nulla manca”. Infine, in ambito filologico e storiografico, ha di recente dimostrato che i due stemmi malaspiniani (Spino Secco e Spino Fiorito) sono stati tratti direttamente dai fondamenti del movimento poetico trobadorico (Guglielmo IX d’Aquitania e Jaufrè Rudel), il che ha spalancato una dimensione sapienziale del casato malaspiniano tale da averne rivoluzionato la percezione presso gli ambienti degli storici (La Sapienza dei Malaspina, 2014).


E’ concesso l’utilizzo di  testi e immagini ai soli fini di studio citando sia l’Autore che il Blog di Sala Culturale CarGià come fonte insieme al relativo link © Sala Culturale CarGià http://salacargia.blogspot.it
Ringrazio sentitamente Ezia Di Capua

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