venerdì 13 aprile 2018

"ELISIR D'AMORE" di G.Donizetti - TEATRO CIVICO DELLA SPEZIA - sabato 21 aprile ore 21,00

Sala Culturale CarGià - Promozione Artistica 2018
Sezione - CORO LIRICO LA SPEZIA


TEATRO CIVICO DELLA SPEZIA
SABATO 21 APRILE ORE 21,00
OPERA LIRICA “ELISIR D'AMORE” di Gaetano Donizetti
Per Info e Biglietti : 3474211455
Teatro Civico: 0187 727521

L’ ”Elisir “ è un’opera che rientra nel repertorio semiserio del panorama lirico del nostro ottocento: sicuramente i personaggi nascono fra la Francia e l’Italia. Infatti già nel giugno del 1831 andava in scena, all’Opéra di Parigi, Le philtre con musica di Francois Auber su libretto di Eugene Scribe : il timido contadinotto Guillame ama la scaltra giovane Theresine a sua volta corteggiata dal tracotante sergente Joly coeur, il tutto con lo sfondo di un poco probabile Paese Basco. Ma ecco che nel villaggio arriva lo scaltro ciarlatano Fontanarose e gli avvenimenti prendono una piega esattamente uguale a quella dell’Elisir. In questi lavori il pubblico assisteva alla ripetizione di avvenimenti prevedibili, ben noti, e facilmente leggibili. Sulla scena si rivedevano i personaggi, notissimi al pubblico di allora, della commedia all’italiana ognuno dei quali era portatore di precisi significati: la primadonna altri non è se non la Colombina di goldoniana memoria, la genealogia di Nemorino la possiamo trovare nell’innamorato della Commedia che si mette a completa disposizione dell’amata, nell’immagine dell’uomo tenero e sognatore. Gli antenati di Belcore sono i vari Capitan Fracassa, Scaramuccia, Capitan Matamoros….. galanti tombuers de femme ma senza gran successo, infine Dulcamara altri non è che l’eterno imbonitore, un po’imbroglione, un po’ patetico che ritroviamo, pari pari,nel dottor Balanzone o nelle figure coeve di medici più attenti ai propri interessi che a quelli del paziente. E dunque: alcune battute a tutta orchestra, intense ma nel contempo spigliate e siamo nel mondo dell’Elisir d’Amore ( una curiosità: negli oltre settanta lavori di Donizetti questa è l’unica opera nel cui titolo compaia la parola amore). Ancora due accordi pizzicati ed un larghetto, le follie del flauto allegramente scatenato, altri tre grandi accordi a tutta orchestra e due pizzicati, un suono di corni e violoncelli e si apre il sipario! Sullo sfondo il coro dei mietitori che canta le fatiche della mietitura e le gioie del riposo, un poco in disparte Adina che legge un libro, a pochi passi Nemorino, il contadinotto buono, testardo, inguaribilmente ingenuo. Ed ecco che Adina scoppia a ridere, da sola. Adina è la ragazza bella, ricca, che sa leggere e, come vuole la sua età, legge un libro d’amore, quello in cui si narra come Tristano abbia conquistato Isotta dopo averle fatto bere un filtro d’amore. Ma a lei la cosa fa ridere di cuore e non sembra desiderare affatto di innamorarsi; per lei la gioia vera è quella di di far conquiste, di essere bella e di piacere. A questo punto si sente un suono di banda militare che si avvicina (tema tipicamente del teatro comico settecentesco) ; i militari rimangono sullo sfondo mentre il sergente Belcore, che li comanda, si avvicina ad Adina e subito fa le sue avances, avances che sul momento non sono gradite e impressiona nessuno anche il fatto che, con gesto galante, doni un mazzetto di fiori alla giovane, tutti sanno che sono spacconate del “solito” militare che, aiutato (o protetto) dalla divisa si crede irresistibile ma,che in fondo neppure lui ci crede. L’unico a cui tutto cui tutto ciò procura veramente pena è Nemorino, convinto che potrebbe perdere definitivamente ogni speranza di conquistare, un giorno, il cuore della ragazza che, civettuola, continua il gioco con il sergente soprattutto per fargli dispetto, senza rendersi conto delle possibili conseguenze. Belcore si congeda e Nemorino trova il coraggio di rivolgersi all’amata con parole accorate ricevendo in risposta quasi uno sberleffo (notare il duettino fra i due protagonisti, sullo stesso tono, un momento sospeso nel tempo durante il quale ognuno sembra riflettere su se stesso e che sarà fondamentale nei futuri sviluppi dell’azione, forse per la prima volta Adina realizza che Nemorino non le è poi così indifferente). Ed ecco che la piazzetta davanti all’osteria della Pernice si anima, all’improvviso un suono di tromba annuncia l’arrivo di una persona importante: un duca? Un barone ? no si tratta dell’arrivo di Dulcamara, un ciarlatano che nella sua conosciutissima cavatina illustra le “magiche” virtù dell’elisir che propone in vendita e dove traccia un suo ritratto favoloso di medico che viene a portare la salute; poi l’elogio del magico elisir: sillabato come se fosse detto più che cantato. La presentazione dell’elisir è un momento tipico dell’opera buffa, con quelle sue lunghe frasi nelle quali la comicità sta soprattutto nello scioglilingua, nell’accostare parole su parole sempre più in fretta,in un sillabato vorticoso con l’orchestra che asseconda con commenti ritmici. Ed è a Dulcamara che il nostro contadinotto si rivolge per avere il magico filtro, quello che permise aTristano di legare a lui per sempre la regina Isotta. Lì per lì Dulcamara non si rende conto di quanto gli viene richiesto, ma è solo un momento ed afferrata la situazione subito gli rifila, per uno zecchino, una bottiglia di bordò spacciandola per l’elisir che lui stesso distilla e vende nel modo intero avvisandolo che perché faccia effetto devono passare almeno ventiquattro ore ( in modo che possa essere lontano dal villaggio quando sarà palese che il magico elisir di magico non aveva proprio nulla) Ora Nemorino è solo ed inizia a bere il suo “elisir” e, naturalmente, il “bordò” comincia a fare effetto; convinto di aver ormai in pugno la situazione, il contadinotto al quale nemmeno passa per la testa che i filtri d’amore vanno bevuti da chi si deve innamorare, canticchia fra se e quando incontra Adina le si rivolge con un nuovo ardire. La ragazza naturalmente si stupisce e, nel contempo, si indispettisce per il fatto che Nemorino non spasima più per lei; ed è proprio per ripicca, per stuzzicare ancora il suo “ex” spasimante che quando arriva Belcore seduta stante le propone di sposarla ma fra sei giorni. A questo punto abbiamo i nostri personaggi in una situazione per cui Adina spinge il suo gioco verso limiti pericolosi, Nemorimo è comunque preoccupato e Belcore è abbastanza frastornato in quanto sperava in un’avventura amorosa sì,ma priva di conseguenze. Ma arriva l’ordine al drappello di soldati di spostarsi da quel villaggio per cui per il matrimonio non si possono più aspettare i sei dì ma và fatto di fretta, possibilmente la sera stessa. Nemorino è agghiacciato, tutte le sue speranze questa volta sono finite sul serio, quasi piangente si avvicina ad Adina scongiurandola di aspettare, per le nozze, almeno un altro giorno. Per lei è la vittoria: Nemorino è nuovamente ai suoi piedi ed allora spiega al sergente, che nel frattempo è sopraggiunto, che il ragazzo và compatito perché “delira d’amore per me”. Il sergente si limita a minacciare, in modo approssimativo, il ragazzo e poi, con la sua bella si avvia per preparare il banchetto di nozze. Ed ecco è sera, è l’ora delle nozze. E’ festa nella fattoria, la banda militare suona, i paesani cantano con il bicchiere in mano e si appressano al banchetto; ed è proprio a questo punto che emergono i diversi stati d’animo di Belcore e di Adina: lui inneggia all’amore ed al vino, lei è esitante ed indispettita perché Nemorino non è presente: Dulcamara si rende conto della situazione e, tanto per allentare un po’ la tensione, propone ad Adina di cantare, assieme a lui, una canzonetta: Dulcamara canta la parte del cavalier Tredenti, senatore che invita all’amore la Nina gondoliera, lei bella lui ricco. Ma la Nina gondoliera (interpretata da Adina)confessa che non può acconsentire alla richiesta del cavaliere in quanto lei ama Zanetto, un giovane del suo paese. Ed ancora una volta nell’animo di Adina si risveglia un certo sentimento e comincia a dubitare che questo canto proprio nel momento in cui sta per sposarsi non sia del tutto casuale e poi è così vicino a quello “strano” sentimento che gli frulla nell’animo che si rifiuta di firmare l’atto di matrimonio che, per il momento, sarà rinviato. Ma Nemorino non quieta e ritorna da Dulcamara perché affretti l’effetto dell’elisir e Dulcamara, nel suo stile, risponde che ciò potrebbe essere possibile solo bevendo un’altra dose di magico elisir, ma per un’altra bottiglia ci vuole un altro zecchino che Nemorino non ha; ed allora, quando incontra di nuovo Belcore che gli offre denaro sonante ed immediato in cambio di una firma sotto il contratto di arruolamento non ci pensa neanche un minuto: firma, riceve il denaro e corre da Dulcamara per comprare una nuova bottiglia. Nemorino beve ed improvvisamente si ritrova circondato da villanelle che smaniano per lui: naturalmente l’elisir non centra per nulla se mai centra il fatto che è morto un suo ricco zio e lui è l’erede. La voce si è sparsa e le conseguenze sono state immediate. Nemorino, che non è ancora al corrente della notizia, pensa che finalmente l’elisir abbia funzionato. Ed ecco Dulcamara e Adina soli. Coerente con il suo stile il dottore coglie l’occasione per decantare il suo elisir, Adina capisce: ciò che veramente le preme è che Nemorino la ami ancora. Siamo all’aria famosissima della” furtiva lacrima” che Il ragazzo ha visto spuntare negli occhi della fanciulla, dunque, pensa, ciò significa che mi ama questo mi basta e che più cercando io vo?. Una piccola parentesi. L’aria in questione non era nell’originale di Scribe e, stando al racconto della vedova di Romani lo stesso librettista che rimaneggiò l’originale francese era contrario all’inserimento in quanto vedeva in ciò un inutile rallentamento dell’azione che ormai volgeva alla fine; ma fu il musicista che volle inserire nella partitura una sua precedente aria da camera per tenore, una romanza da salotto. Donizetti ebbe la meglio e Romani rivestì a nuovo quella immortale musica. E così spuntò “una furtiva lacrima” prima del festoso finale. Intanto giunge Adina: sulle prime il colloquio è difficile lui, cocciuto, vuol sentirsi dire che lei lo ama, lei attende che lui si dichiari. Adina già si vuol allontanare e allora lui confessa, quasi con baldanza che se non è amato preferisce morire come soldato: e qui tutto si risolve, i due giovani capiscono quali sono veramente i motti dei loro cuori, ogni timidezza è travolta, l’emozione diventa gioia, slancio ed entusiasmo di amore. Giunge Belcore con i suoi soldati e trova ben diversa accoglienza, ma anche lui è cambiato, tutto sommato cosa gli poteva importare di sposare una ragazza ed abbandonarla la mattina stessa? Comunque ha un motto di rabbia ma dentro di sé tira sicuramente un sospiro di sollievo, è la conferma della speranza che aveva provato quando la bella gli aveva chiesto di riscattare il contratto di Nemorino. Arriva tutto il paese ed anche Dulcamara, che naturalmente, sull’aria della Nina gondoliera, tesse ancora lodi al suo filtro. Viene da sorridere ma anche da chiedersi se in fondo in fondo il filtro d’amore di Dulcamara non abbia raggiunto il suo scopo. La carrozza se lo porta via, Nemorino gli grida che gli ha salvato la vita, Adina, ex ragazza capricciosa, gli dichiara la sua gratitudine, i paesani si lanciano sulla scia del carro per acquistare gli ultimi vasetti di elisir: non si può mai sapere………… 

Roberto Ercolini

Roberto Ercolini da sempre appassionato dell'opera lirica, da alcuni anni anima un club di amici della lirica nel Comune di Arcola, ha partecipato alle realizzazione di alcune iniziative sponsorizzate dal Comune di Arcola, mirate a far conoscere l'Opera Lirica.









E’ concesso l’utilizzo di testi e immagini ai soli fini di studio citando sia l’Autore che il Blog di Sala Culturale CarGià come fonte insieme al relativo link © Sala Culturale CarGià http://salacargia.blogspot.itRingrazio sentitamente Ezia Di Capua

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