domenica 19 ottobre 2014

L'AUTUNNO - Racconto di Franco Ortis

Sala Culturale CarGià - promozione Arte e Cultura 2014
Sezione - Attività in Galleria


L’AUTUNNO
FRANCO ORTIS
Autunno - Acquerello
“ L’Autunno ” fa cadere le ultime foglie che il vento raccoglie portando con sé ”: così recita una famosa canzone di tanti anni fa. L’estate se ne è andata portando con sé caldi umori della terra, le ventate afose di correnti mediterranee, gli amori pastorali e no di giovani amanti, le avventure passeggere di stupende villeggiature montane. Ed ecco l’autunno con i suoi primi sospiri ventosi, con la sua atmosfera rarefatta che sa di pulito, con la sua malinconia di sempre.
In ogni foglia gialla che ti accarezza ”, continua la canzone, “c’è tanta tristezza che parla per me ” e come d’incanto ora quelle foglie sono cadute dagli alberi che si addormentano sotto il tremore anche gelido del futuro inverno.
Un manto erboso di stupendi colori ricopre la terra che chiude le sue palpebre ad una parte del mondo e tutto come d’incanto appare giocosamente mirabile.
Il calore del colore, quasi un bisticcio letterario si espande, pare arrossare il nostro emisfero di un pigmento sconosciuto alle più celebri tavolozze, degno comunque di celebrità impressioniste la cui magia cromatica è riuscita ad estrarre dalla retina memoria di natura di incomparabile bellezza.
Monet, Maney, Sisley, Renoir, Degas, i pittori innamorati della natura occhieggiano dietro ogni fogliolina che sospira tremula e cade lasciando il suo ramo, compagno di mesi indimenticabili, quasi con rimpianto ma conscia, con questa piccola foglia ora per terra, del futuro rigoglio di una nuova veste di un tenero verde di felpata morbidezza che l’attende al vento di brezza di una nuova primavera.
La città avverte l’autunno, avverte questo momento e con lei noi che in lei viviamo. Ci accorgiamo, quasi sbigottiti, di questo naturale mutamento perché è tutto nell’aria che ci avvolge e così come d’incanto è scomparso il sole estivo ecco ora che brontolii altrettanto lontani annunciano questo cambiamento di stagione e non sono quelli delle notti di Agosto che ci sorprendono quasi sempre con scalmanate per quanto brevi tempeste. Ancora non notiamo nulla ma l’autunno è presente come stagione e noi sappiamo che a momenti il cielo si farà più grigio e quello smalto di rosse tinte è pronto ad assorbire le migliaia di gocce che si rovesceranno dal cielo che godrà così anch’esso, come tutto il creato potrà godere, di questo cambiamento d’atmosfera che impregnata di umidore si presenta con un certo pessimismo, ma che è soltanto superficiale e sappiamo che non è tormento perché è l’attimo fuggito di una calda estate che è apparso alla nostra mente per cadere del tutto in una sorta di oblio. Noi ci immergiamo nell’autunno e ci compiacciamo quasi della carezza del tuono che tiene desta in un qualunque momento la nostra vita. Tutto sommato questa carezza di tuono è un rumoreggiare sommesso, quasi compassato, che ogni tanto fa sentire la sua voce stentorea per farci capire che lui, elettrizzato come è, deve sfogare la sua quasi contenuta baldanza tra lo scrosciare musicale della pioggia benefica dopo l’arsura estiva. Noi stiamo bene in questa compagnia che è quasi cantilena monotona dell’autunno, ci rifugiamo nelle nostre case vicino al fuoco scoppiettante del camino alle prese magari con i panigacci e lo scoppiettio delle castagne messe ad arrostire. Tuona, e il rumore della pioggia è quasi allegro come è allegro il canto di un passerotto sugli alberi ormai spogli del tutto. La città è immersa nel grigio mentre più su, nelle zone più montane, l’autunno veste a festa e sui toni rosseggianti tutta la natura, è una sfilata continua di insuperabili vedute variopinte e fiammeggianti al sole. Il rosso nella valle padroneggia tingendo il creato di purpureo colore e l’occhio si anima al contatto non frena gli impeti visivi perché vuole immergersi in cos’ tanto rossore.
C’è tanta musicalità intorno e ci sentiamo quasi attratti da essa da voler far parte prepotentemente di questa natura e confonderci con essa e spingiamo noi lo sguardo chissà dove per capire il segreto di questi francescani  momenti.
Siamo soli ora con lei, con la natura dell’autunno, siamo lontani qui nella vallata dal pulsare frenetico della vita cittadina che fugge via nel tempo e soltanto i ricordi ce ne fanno gustare l’eterna giovinezza. Ora qui non c’è il vento che porta con sé lontano come nella canzone le foglie cadute e il senso di pace che ci prende nei silenziosi meriggi è grande come l’amore di cui saremo capaci. Mi salgono alla mente alcune parole di una canzone dei Beatles “ e alla fine l’amore che prendi è uguale all’amore che dai “ recita così la canzone e i ricordi si legano alle fotografie di persona cara che è immagine di uno splendore spirituale che ha negli occhi la speranza di accomunare la mente con il cuore per la purezza dei suoi cristalli. Vedo una chiesa con il suo campanile di antica memoria, immersa così nello splendore venirmi incontro. In questa silente vallata, immaginifica, è un omaggio dell’uomo alla natura per onorare il suo magico fluire nel tempo e nelle stagioni. Più oltre vedo dei ruderi: sono quelli dell’Abbazia di Linari sconvolti e distrutti dal terremoto del 1920; giacciono in un secolare abbandono immersi anch’essi ora nel tiepido rossore di magica natura che rende loro perenne omaggio. Una musica tesse le lodi di questa magia che al contatto con il sole vespertino sembra animarsi in un ultimo palpito appassionato. In mezzo a tanta poesia fatta esclusivamente di quel colore di cui si tinge la natura in autunno, è come trovarsi nella realtà e nel pensiero là dove viene meno tutto ciò che è contradditorio, una specie di oasi felice dove tutto è un incanto e svanisce ciò che è violenza e se mai ci giunge come un flebile eco dove svaniscono nel nulla i problemi più drastici della nostra esistenza. E’ come cercare il “Là” per una evasione che ci conduca lontano da tutto ciò che sa di brutto, che sa destare umani conflitti e che senz’altro rende più umano l’impegno a tendere di migliorare il nostro vivere quotidiano. Ci possiamo ricreare lo spirito e a contatto di sì tanta emozione nascono poesie e musica, poesia e musica dell’anima che toccata da repentini ricordi trasale e in queste visioni di sublimità eccelsa viene ad essere esaltato il fascino suggestivo delle nostre emozioni più intime e fuggitive. Nell’autunno si sente odor di mosto, è la stagione della vendemmia, l’autunno, la vendemmia di tante uve che ci danno pregiati vini. L’odore si espande, entra nella natura e si compenetra con essa, si allarga per partecipare a una festa. Canti e musiche sembrano accompagnare il momento solenne della vendemmia ed arricchire ancor più gli istanti spirituali che ci fanno sentire più umili. E’ autunno e per la sua bellezza vorremo essere tutti artisti per poterlo dipingere con l’estasi dei suoi colori per poterlo musicare con la dolcezza dei suoi suoni, per poterlo immortalare nella musicalità di semplici versi poetici e forse ci sentiremo veramente figli di Dio perché come Lui ha potuto creare con estrema purezza le immagini che sono dei nostri sogni noi potremmo riprodurle perché fanno parte della nostra fantasia. Ogni cosa, ogni creatura di questo mondo è specchio e simbolo della nostra umana vicenda tra la terra e il cielo e lo specchio non può che rimandarci immagini agresti e pastorali quando la riflessione è impregnata di questi stupendi colori. Oh autunno che vivi e muori nell’attimo fuggente che è la nostra vita!
Il sole riscalda le tue vesti fino al loro estremo respiro, filtra tra il fogliame per rendere spettacolare ma soprattutto più lucente il nostro mondo sul finire del giorno, il giallo e l’ocra e il rosso dell’autunno ecco che vivono stupendamente ora i loro ultimi palpiti prima del riposo ed è vano scrutare intorno perché già conosciamo la risposta che la luce solare suggerisce. Inutile anche cercare le parole, esse sono superflue per una stagione come la tua. Lontano l’orizzonte luminoso comincia a riverberare fantastici colori tra le nubi e noi immaginiamo quella loro realtà che tra breve ci sarà palese. Un rosso cardinalizio esalta l’aria e anch’essa pare tingersi miracolosamente dello stesso colore, tutto vive ancora per palpiti e sussulti e nel fresco della sera gli aneliti del meriggio autunnale sfiorano steli, foglie, acque e alberi e cielo, scoprono e accarezzano l’eterno divenire della vita. Oh autunno il tuo ultimo sole del giorno sta per darci il suo estremo saluto, Come dice il poeta: “ Ed è subito sera “.

Franco Ortis


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