mercoledì 29 ottobre 2014

ARTICOLO 1 COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA : INSTALLAZIONE di EZIA DI CAPUA RECENSIONE a cura di Luigi Leonardi

Sala Culturale CarGià - Promozione Arte e Cultura 2014
Sezione - Recensioni

Art. 1 Costituzione della Repubblica Italiana
“L’Italia è una Repubblica democratica  fondata sul lavoro.”

I limiti della sovranità
Su “ Articolo 1 della Costituzione “ di  Ezia Di Capua

ART. 1 COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
INSTALLAZIONE DI EZIA DI CAPUA - particolare
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Molta simbologia c’è, almeno per me, in questo opera di Ezia Di Capua.
“ Articolo 1° “, il titolo richiama subito la Costituzione, e con essa ciò di più importante per la nostra sopravvivenza: il lavoro. S’intravede, per la verità un po’ sfumato, il disegno di due ruote dentate simbolo appunto del lavoro,e un accenno di chiave inglese. Un po’ sfumato forse perché in Italia la disoccupazione raggiunge livelli molto elevati, ed è difficile quasi come scalare il K2 per il nostro stato assicurare a tutti il lavoro.
L’Italia è una repubblica democratica.. Ecco, se ci fermassimo qui tutto sarebbe semplice e chiaro: una res publica ossia “cosa di tutti”; démos cràtos ossia “potere del popolo”. Ma l’articolo continua: la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della costituzione.
Già, la sovranità. Deriva da “sovra”, sopra, e significa potere pieno e indipendente, suprema. Ma se le diamo dei limiti non è più indipendente, ciò è una contraddizione. Ora, nel lavoro di Ezia, appaiono del fili che tengono legati alcuni oggetti sopra una specie di tavola trapezoidale. E io li vedo come tenuti da burattinai. E’ la vera sovranità, non quella del popolo che si manifesta esclusivamente nel suffragio, ( a parte qualche referendum ) e che per questo la rimette nelle mani di rappresentanti. Ma come si può rappresentare la sovranità? Come può avere dei limiti?
L’autore ci indica un compasso. Mi verrebbe di pensare alla massoneria, se non mancasse la squadra. Allora penso a una certa perfezione geometrica, forse un demiurgo che controlla l’intero sistema. Un compasso peraltro arrugginito, non in grado di tenere bene alla catena una umanità ormai alle estreme conseguenze di una profonda crisi. Una crisi anche economica, se indichiamo quel centesimo nella bocca della maschera come povertà materiale.
E che significa dunque quella maschera antropomorfa? Sul frontone di qualche teatro un tempo si leggeva castigat ridendo mores. Il significato era questo: divertendoti correggi i costumi, e sopra la scritta c’era una maschera come quella di Pulcinella, o Arlecchino.. E’ la satira, l’ironia sui difetti umani, soprattutto sul potere – che per l’uomo è sempre presunto e illusorio – che forse qui, nell’opera di Ezia, vuole essere ridimensionato. E’ un potere che governa con affanno.
Ma sappiamo che la maschera ci conduce anche alla tragedia. Nell’antica Grecia la tragedia aveva significati religiosi, sociali, psicologici; nel nostro atteggiamento, nel nostro modo di pensare cosa è cambiato? E la maschera serviva agli attori per essere riconosciuti nel loro personaggio e nelle sue espressioni. E ora qui quella bocca spalancata, che allora serviva più che altro da megafono, ci può additare il nostro urlo di rabbia, di amarezza, di richiesta di giustizia.. forse uno sbadiglio di noia.
E poi le maschere pirandelliane, che ci impongono un ruolo, meglio una identità diversa a seconda dei diversi punti di vista, cosicché diventiamo uno, nessuno, centomila.
Ma quale tipo di maschera dobbiamo intendere? L’ironia? La tragedia? L’impersonalità? Io dico tutti i tipi. Probabile non sia così per l’autore, ma quando questi rende pubblica una sua opera l’opera stessa viene fagocitata, interpretata soggettivamente, addirittura corrotta. Ed è così che rendo la mia esegesi di questo “ Articolo 1 della Costituzione “: un popolo assoggettato a contraddizioni, diverso nella mentalità, tendente comunque a una propria unità, - forse i fili possono rappresentare questo – deluso e limitato nella propria sovranità quale massimo diritto che per logica sociale gli compete.
                                                                                                            Luigi  Leonardi

La Spezia, 22 ottobre 2014

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