domenica 4 maggio 2014

Le Beatitudini evangeliche di Federico Anselmi - Presentazione di Valerio P. Cremolini

Sala Culturale CarGià - Sezione  Eventi Artistici e Culturali a La Spezia

Con la benedizione di padre Franco Mirri è stato inaugurato sabato 30 aprile, alle ore 18.30, nel santuario di Sant’Antonio in Gaggiola, un’impegnativa opera del pittore Federico Anselmi, che in otto grandi dipinti ha interpretato le Beatitudini evangeliche, accolte dai numerosi presenti con unanime interesse. Proponiamo il testo che Valerio P.Cremolini ha scritto nell’occasione del significativo evento.

Le Beatitudini evangeliche di Federico Anselmi
Esiste un proficuo legame ricco di cultura e di bellezza fra l’arte e i temi sacri, reso visibile nelle straordinarie opere di celebri artisti, che hanno saputo comunicare attraverso intramontabili immagini numerosi episodi dei Vangeli, affermando non di rado esplicite dichiarazioni di fede. “Per tutti, credenti e non, le realizzazioni artistiche ispirate alla Scrittura – sosteneva Giovanni Paolo II -  rimangono un riflesso del mistero insondabile che avvolge ed abita il mondo” (Lettera agli artisti).
Nel tempo antico e nell’età moderna, pittori e scultori hanno messo alla prova la loro capacità creativa, affrontando impegnativi temi religiosi, contribuendo a dare consistenza all’animato dialogo tra arte e fede. “Ogni pagina biblica - sono parole del cardinale Gianfranco Ravasi - può diventare parola per il nostro presente, può rinascere dinanzi ai nostri occhi”.
Su questo percorso si colloca l’impegnativo contributo del pittore Federico Anselmi, che dopo aver magnificamente interpretato il Cantico delle Creature di san Francesco, ha rivelato altrettanta sensibilità e sapienza compositiva nel trattare il capitolo del Vangelo di Matteo (5,1-12) nel quale Gesù proclama la gioiosa realtà delle beatitudini. Il pittore non ha eluso il dirompente succedersi del Discorso della Montagna e con una figurazione essenziale e addolorata, caratterizzata da volti mai definiti, in gran parte ancorata all’immediata espressività dei neri, più o meno carichi, ha tradotto la povertà, la sofferenza e l’ingiustizia come valori spirituali e umani dell’annuncio cristiano. Gli oppressi e gli umili sono, infatti, i protagonisti di questo commovente ciclo di tavole che rivelano un percepibile senso di pietà, ma non l’abbandono di Dio, la cui presenza è emblematicamente richiamata da Anselmi da una luce avvolgente e ristoratrice. La luce, appunto, emanata  dal cuore delle beatitudini.
Un calore partecipativo caratterizza l’intenso polittico, che al comune contenuto affianca una tessitura formale sensatamente unitaria, proposta dal pittore anche come riflessione personale riguardante il binomio arte e spiritualità. Proprio agli artisti Paolo VI ha rivolto il suo affettuoso rispetto nel considerarli “il veicolo, il tramite, l’interprete, il ponte – dichiarava il pontefice - fra il nostro mondo religioso e spirituale e la società”.
Avvicinando i persuasivi dipinti di Anselmi emerge non soltanto l’atteggiamento non neutrale dell’autore nell’accostare gli speciali versetti del vangelo di Matteo alla propria esperienza esistenziale, bensì l’indiscutibile dimensione missionaria appartenente all’arte, comunicata con segni, colori, materie, tecniche e linguaggi talvolta lontani tra di loro. Per traguardare sempre la bellezza e, attraverso la bellezza, accedere al buono e alla verità. Nel caso particolare, nutrirsi della verità delle beatitudini, trasferita in otto tavole tutt’altro che stravaganti, nelle quali si coglie l’immagine di Gesù realmente presente tra gli afflitti, i miti, gli affamati, i misericordiosi, i pacifici, i perseguitati, i puri di cuore. “Sono coloro – secondo l’indimenticabile padre Graziano De Filippi - che portano le stimmate della sofferenza, ma che, nell’incontro con Gesù, concepiscono la speranza”.
La componente evangelica si sviluppa senza eccessi, ma con particolare misura, nel silenzioso e meditato racconto pittorico dell’artista, che ci viene offerto affinché sappiamo coglierne spunti concreti in grado di arricchire la nostra vita, dove spesso rinunciamo a dare importanza alla misericordia divina, che traspare nella narrazione dello straordinario appello di Cristo. Anselmi ha raffigurato le varie enunciazioni con una visibilità lucida e non visionaria, facendo calare le esortazioni di Gesù tra situazioni reali, riproposte tramite quella pregevole sintesi che esalta la migliore pittura. Indubbiamente innovativo è il complessivo impianto iconografico concepito dal pittore per rendere attuale il rivoluzionario manifesto di Gesù, di cui siamo i destinatari. E come già nel Cantico delle Creature, ha saputo sapientemente evocare l’essenza delle beatitudini, capaci di trasfigurare ogni cuore e di  generare, se accolte, la nascita di un nuovo umanesimo.
                                                                                                                             
                                                                                                                        

Valerio P.Cremolini

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