lunedì 14 aprile 2014

MANIFESTO PER L’ARTE DEL III MILLENNIO – Mirco Manuguerra Presidente del Centro Lunigianese degli studi Danteschi, commenta un’opera di Ezia Di Capua

ARCADIA PLATONICA  - L’ARTE

www.lunigianandantesca.it.
Nella serata dell’8 marzo si è tenuta una storica Cena Filosofica dedicata alla promulgazione ufficiale del manifesto per l’Arte del III Millennio, documento redatto dal CLSD per gli usi e i fini della dantesca Compagnia del veltro – Relatore della serata è stata la prof. Giovanna Riu, critico d?Arte, che si è impegnata su un ampio excursus sul tema della Bellezza da Platone fino ai giorni nostri. Più specificamente sul tema del Manifesto si è espresso il prof. Egidio Banti, letterato normalista, il quale, nel corso dell’analisi compiuta sui tre punti essenziali del documento, ha voluto porre in evidenza, senza mezzi termini, l’importanza “ fors’anche cruciale” che i principi fissati potrebbero avere “sul futuro dela Civiltà” qualora fossero auspicalmente affermati.
Ciò che nel Manifesto è parso una forza tutta particolare, è il punto II, ove si dichiara che l’Arte non può conoscere alcun “progresso”, ma solo “variazioni”, in quanto strutturalmente posizionata sul piano immutabile dell’Assoluto.Un concetto che il CLSD deve soprattutto al compianto Oreste Burroni, umile poeta e critico d’arte. Ebbene, all’evento hanno aderito cinque artisti, di cui quattro presenti; di costoro uno era rappresentato. Le loro opere presentate sono qui di seguito da me personalmente commentate.

Mirco Manuguerra
da: LUNIGIANA DANTESCA  ANNO XII – N.93 – MAR 2014
Bollettino  on – line del CENTRO LUNIGIANESE DI STUDI DANTESCHI

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Ezia Di Capua è artista e operatore culturale di amplissime vedute.
Direttrice della Sala Culturale CarGià – Atelier e Salotto in San Terenzo di Lerici, nel cuore di quel Golfo dei Poeti laddove Mary Shelley concepiva il suo Frankenstein e il genio romantico inglese del marito e di Lord Bayron muoveva un eroico ma delicato afflato – Ezia Di Capua è anche una buona soprano, oggi impegnata nel Coro Lirico della Spezia, gruppo di cui ha atteso fattivamente alla costruzione.
La cosa non stupisce affatto, se è vero che è stato il CLSD a concepire ed avviare alla Spezia, tra tanti sedicenti esperti e teste d’uovo, un ‘’Wagner La Spezia Festival’’.
Stupisce ancor meno che Ezia abbia una profondissima preparazione tecnica, come appare ampiamente dimostrato in un’opera splendida dal titolo "In questo triste inverno".
Diciamo subito che si tratta di una preziosità: un disegno realizzato con tecnica del puntinismo ad acquerello.
La padronanza del dominio geometrico, che richiama decisamente ai grandi studi rinascimentali preparatori al tema sublime della Città Ideale, l’equilibrio raggiunto fra il tratto perfetto delle geometrie e la leggerezza del colore ne fanno un’opera matura.
Ciò che desta sorpresa, semmai, è una materia sottostante decisamente all’altezza dell’impegno formale.
Osserviamo, infatti, un evidente accostamento sapienziale tra la dimensione squisitamente pitagorica dell’opera, espressa dalla complessità delle notevoli strutture e prospettive architettoniche, e la dominanza neoplatonica assegnata alla figura alata, dunque angelica, tanto dominante da sovrintendere all’intero dominio.
In quest’ ultima figura si potrà intendere ancora una volta la Poesia, effigiata come alata da Raffaello in una lunetta della Stanza della Segnatura, ma potremmo anche pensare alla Bellezza, senza la quale non si realizza il volo salvifico dell’anima verso le stelle.
Ecco allora quel titolo strano solo per chi non sia intendente: l’inverno ‘’triste ‘’ non può che essere il drammatico congelamento della Bellezza, in effetti evocato dalla grande staticità dell’immaginazione complessiva.
In pratica, il quadro pare decisamente evocare quello straordinario patrimonio che la Storia pare essersi lasciata alle spalle dopo la sintesi suprema della Stanza della Segnatura.
Ed è in questo senso preciso che va inteso il tema molto discusso ancor oggi del Pre-Raffaellitismo: 
se il problema è il ‘’ dopo ‘’ (il 'post'), allora si deve tornare al ‘’ prima ‘’ ( al 'pre', appunto), dove Raffaello non è affatto l’elemento di disturbo, ma la singolarità dell’assoluto, dell’incomparabile.
In letteratura l’esempio identico è la Divina Commedia.
Parliamo di opere dove è possibile esprimersi soltanto in termini di ‘’ prima ‘’ e di ‘’ dopo ‘’; sono dei veri e propri Big-Bang.
Ecco così spiegata anche la presenza immanente dell’Alighieri nella medesima Sala della Segnatura.
In quest’ordine di idee, l’entusiasmo con cui Ezia Di Capua ha risposto alla proposta del Manifesto per l’Arte del III Millennio è una autentica certezza: la Bellezza non è per l’artista una semplice occorrenza fortunosa, ma torna al centro della definizione stessa di ‘’ Opera d’Arte’’
Va da sé che dietro la Bellezza – rigorosamente intesa in senso neoplatonico, dietro dunque quel motore immenso che, destando Stupore e Commozione, innalza l’uomo verso il regno perfetto delle Idee – si pone quell’enorme bagaglio di Sapienza a fondamento della civile convivenza tra gli uomini che è il teme autentico di quel canone architettonico della Città Ideale tanto cara al CLSD e anche a Ezia Di Capua.
Trattiamo specificamente di quei ‘’ Valori non negoziabili ‘’ per dirla con Magdi Cristiano Allam, sempre presenti ai giganti dell’umanità, a partire dai padri Greci fino al nostro Dante ed oltre.
Valori che sono affidati ormai alla custodia di veri Eroi
Che però non sono affatto pochi.
Forza e Onore a Ezia Di Capua!


Mirco Manuguerra - Presidente Centro Lunigianese Studi Danteschi
www.lunigianandantesca.it.


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