martedì 2 luglio 2013

ANTONELLA BORACCHIA - " IL MISTERO DELLA LUCE E DELL'OMBRA " Recensione di G.L.Coluccia


                                                                              “...La bellezza appare in controluce, dice Giulio Paolini,
                                                                              le attribuiamo i lineamenti che i nostri occhi sono stati
                                                                              educati a vedere “dal vero”,  ma che di fatto non le ap-
                                                                              partengono. E quindi non basta a configurarla, a darle
                                                                              un volto...”(La Repubblica, 16 luglio 2012, p. 47)

                “La voce del vento”.
                Titolo che si era dato Antonella Boracchia al Parco Shelley il 1° agosto 2012, a un suo dipinto. Ora siamo a
presentare la sua mostra, che ha per titolo Il mistero della luce e dell'ombra. Premetto anzitutto alcune notizie biografiche, prima del grande evento in Sala Cargià, diretto e organizzato da Ezia Di Capua. Lo interesse alla pittura per Antonella inizia che lei è una quindicenne, nella esposizione collettiva del 1975 presso la galleria dell'Olmo. Si diploma all'Accademia di Bellle Arti a Carrara nel 1978. Segue il corso di Buscioni come allieva, e prende lezione di grafica, di calcografia e stampa d'arte presso gli artisti Franco Musante  e Francesco Vaccarone, nel 1984. Seguono le mostre: Vezzano 1984, Calandriniana di Dagna 1984, una collettiva 1984, “Il Cantico dei Cantici” 1985; e di nuovo Calandriniana per stampa e incisione, 1985, 1986. Altra sua mostra a Portovenere 1986, anno in cui a far parte del “Segno grafico ligure”, e ottiene l'insegnamento di educazione artistica alle Medie e alle Superiori. Si iscrive ai corsi di scultura 1989-1992, a Carrara. Per esigenze familiari, segue un periodo domestico che la impegna molto. Per giungere alla mostra di Prato nel 1999, Caffè del Teatro, a quella dell'UCAI nel 2012 e nuovamente in marzo sempre all'UCAI nella mostra “Omaggio alla donna”. Anche l'associazione FIDAPA della Spezia la vede protagonista, maggio 2012. Corona il suo sogno con “Artisti in Cittadella” a Sarzana. Giugno 2012. Infine, partecipa alla collettiva dell'UCAI della Spezia, 2 marzo 2013.

                “Il mistero” di Antonella Boracchia.
                Lo scorso anno ho presentato la pittrice in questa Sala Cargià, e ricordo che allora la mostra aveva tre termini: “memoria-tempo-trascendenza”. Anche ora siamo in presenza della pittrice, la quale propone ai dipinti realizzati già qualche opera nuova, e il tutto compreso nel titolo nuovo e provocatorio: Il mistero della luce e dell'ombra. E' in questa mostra l'evento che ci avvolge: siamo di fronte a un'artista che parte dal reale – dalla natura – per poi addentrarsi in una specie di “spiritualità”, che la purifica dalla natura immediata per farla passare all'invisibile, all'eterno. C'è in fondo alle emozioni di Antonella una visione “teologica” in senso orizzontale. Non compaiono gli dèi né il dio cristiano, nella pittura, ma una mescolanza di visione e di reale, di naturale. Il mistero di Boracchia rimanda alla concezione dell'arte, che gioca il suo ruolo attorno agli effetti di luce e d'ombra, cuore della sua pittura e della pittura in genere.
                Il mistero di Antonella è di tipo cromatico come in Vasilij Kandiskij, il quale esordisce nel 1912 con la teoria Lo sprituale nell'arte. A considerare i dipinti di oggi e quelli di una volta siamo obbligati a seguire il suo sviluppo, nel senso che Boracchia si aggira nell'astratto, per cui le forme – dove sono presenti – agiscono come complemento cromatico. Forse è qui l'elemento di prova, di Boracchia. La natura, il reale, interessano di meno rispetto agli effetti cromatici in cui sta il gioco di luce e d'ombra di ogni dipinto. I poeti, per dire di loro, si servono della parola caricandola di allegorie – perchè anche la poesia procede per  sintesi e astrazione. Parlavamo di Dante lo scorso anno, e ritorniamo all'accostamento del poeta alla visione dell'artista Boracchia. Il mistero fa da sfondo alle rispettive immagini della storia e della metastoria; è vero che Dante è teologo medievale, e Antonella è “terrena e terricola”, ma qui interessa il messaggio visivo nella pittrice, turbato e scomodante nel poeta della Commedia.
                Uscendo all'aria aperta, fuori metafora, siamo obbligati a seguire i fenomeni di astrazione di Antonella, come fosse prigioniera del giorno e della notte – turbata anche lei del confine terreno ma disponibile all'incanto dell'invisibile che è davanti, inarrivabile, e pure presente e operativo.

Sala CarGia’ 2 luglio 2013
Prof. G.L.Coluccia
                       


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