lunedì 13 maggio 2013

ITALO BERNARDINI, SCULTORE ALLA SPEZIA: resoconto conferenza



Venerdì 3 maggio alle 17 si è svolto nel salone Sforza dell’Accademia Lunigianese di Scienze Giovanni Capellini un seminario sulla figura e le opere dello scultore spezzino, Italo Bernardini (1905-1991).
Il seminario, che ha avuto un grande successo di pubblico, è stata introdotto dal presidente della Capellini, Giuseppe Benelli, il quale ha sottolineato che scopo dell’Accademia è riscoprire e valorizzare figure di notevole importanza artistica, storica e scientifica, provenienti dal nostro territorio. Tra questi è lo scultore Italo Bernardini che incontrò, oltre che alla Spezia, un notevole successo negli Stati Uniti, dove, tra l’altro, alcune sue opere sono conservate nella casa-museo del presidente John Fitzgerald Kennedy, ad Hyannis Port nel Massachussets.
Ha poi preso la parola il vice presidente Sergio Cozzani, il quale, sul filo della memoria personale, ha ricordato la città della propria gioventù, quella intorno a Piazza Brin, allorché conobbe Bernardini e rimase affascinato dalle sue opere e dal profumo di legno che usciva dalla sua officina. Valerio Cremolini ha tenuto una lectio magistralis per la propria nomina ad Accademico, nella quale ha descritto l’ambiente artistico spezzino durante il secolo scorso, indicando con sottile eleganza le frequentazioni e le influenze di ogni singolo artista, collocando Italo Bernardini nel fertile quadro della scultura del Novecento. Lo scultore Fabrizio Mismas, con grande precisione, ha concentrato l’attenzione del pubblico sulla notevole capacità manuale e stilistica dello scultore, scoprendone le diverse tecniche e la personale abilità, attraverso la proiezione ed il commento delle opere.
All’incontro hanno partecipato Marco e Lino Bernardini, figli dell’artista al centro del seminario

Italo Bernardini -  Boston 1963
Nel suo articolato contributo che ripercorriamo sinteticamente, Valerio Cremolini, dopo aver espresso gratitudine per l’importante riconoscimento ricevuto, ha sottolineato il profilo artistico e umano di Italo Bernardini, richiamando il ruolo avuto da Angiolo Del Santo (1882-1938) nell'educare alla scultura un gruppo di allievi, che hanno favorito il sorgere e l'affermarsi di una specifica enclave spezzina, esaltata nel tem­po da opere di assoluto valore.
“Per l’attività svolta - ha proseguito Cremolini - per la concezione che aveva dell’arte come vera  e propria missione, per l’indiscusso magistero tecnico, per la disponibilità al confronto e all’ascolto lo scultore Angiolo Del Santo è un faro che ha illuminato il suo tempo con una luce che tutt’oggi non si è affievolita. Parlano per lui le innumerevoli testimonianze diffuse in città, comprese quelle custodite nell’Accademia, quali l’energico busto in bronzo del conte Giovanni Sforza (1846-1922), il bassorilievo del senatore Giovanni Capellini (1833-1922), ed il ritratto, sempre in bronzo, dell’ingegner Baratta, il quale si adoperò per l’elevazione di un monumento in ricordo di Capellini. Del Santo realizzò il medaglione in bronzo, disposto su un robusto masso, collocata nel 1924 nei giardini pubblici della Spezia e precisamente in via Diaz.
Entrare nella vita di Italo Bernardini si­gnifica scoprire o riscoprire un percorso particolarmente lungo e punteggiato da nume­rose tappe, nelle quali lo scultore ha quo­tidianamente intessuto un confidenzia­le colloquio specialmente con il legno, traendone enormi soddisfazioni sul piano estetico e morale. Bernardini lavorava il legno, talvolta lo scalfiva, quasi accarezzandolo, trattando le superfici quasi a volervi infondere le impronte delle sue mani, sviluppando personalissime soluzioni plastiche, rivelando una propria identità e un linguaggio definito e mai smentito, mettendo in pratica la definizione di scultura riferita a Giorgio Vasari (1511-1574)  di arte, che levando il superfluo dalla materia soggetta la riduce a quella forma di corpo che nella idea dell’artefice è disegnata.
Italo Bernardini  - Sotto la croce 1963
Peraltro, mai Bernardini dimenticò gli anni in cui si era professionalmente irrobustito applicandosi con indubbia at­titudine e competenza nell'arte dell'intaglio, rivelando incomparabile destrezza. Nel laboratorio di falegnameria di via Gramsci si fa­ceva "arte" nel senso trecentesco del termine e la sua disinvoltura tecnica nel lavorare tavoli, ornati e mobili di ogni stile era insuperabile e si univa ad un’in­negabile vocazione artistica che dagli anni ‘30 in poi troverà compiuta con­ferma.
Nella particolare pro­fessione esprimeva un’esperta artigianalità quanto mai confinante con l’arte ed essa rappresentò un utilissimo ti­rocinio ed una non trascurabile espe­rienza nella vita di Bernardini, che perfezionò il suo talento scultoreo nel­la realizzazione di importanti opere destinate a sedi pubbliche ed a colle­zioni private, tra cui il ripristino del soffitto in legno della cattedrale di Santa Maria Assunta a Sarzana (1951) e del portale della chiesa di San Pietro a Montemarcello, la statua lignea dedicata all'Immacola­ta nella chiesa di S.Antonio di Padova a Gaggiola, un Croci­fisso per la chiesa parrocchiale di Lerici e la Via Crucis dalla delicatissima modellazione, custodita nel­la chiesa di San Terenzo.
Lo scultore è, inoltre, l’artefice di un nutrito elenco di opere di vario contenuto, che reggono ampiamente la prova del tempo, difficilmente classificabili tradizionali o moderne. In Bernardini, infatti, fu sempre prevalen­te la necessità di comprendere e, soprat­tutto, di far comprendere le relazioni interne ed esterne dei suoi lavori nei quali perseguì una propria linea espressiva in soluzioni figurative che fanno eco dell’irrinunciabile lezione dei classi­ci che esercitarono su di lui una bene­fica e duratura influenza. Nello sviluppo delle sue sculture, fedeli al linguaggio figurativo, si coglie nitidamente quell’inclinazione classicista nel linearismo delle forme, nell’armoniosa scansione fra zone di luce e di ombra, sapientemente generate dalla modellazione quando più decisa, quando addirittura sfuggente, per il ridottissimo rilievo allusivo degli stiacciati donatelliani, che, scrive Giorgio Vasari, sono difficili assai, atteso ché è ci bisogna disegno grande e invenzione, avvenga ché questi sono faticosi a dargli grazia per amor de' contorni”.
Italo Bernardini  - Giovane Arciere 1930
Adeguato spazio della sua conferenza Cremolini lo ha dedicato “alla validissima esperienza di Bernardini vissuta negli Stati Uniti d'America quando, già cinquantaduenne, partì nel 1957 con destinazione la città di Bo­ston (la famiglia lo seguì dopo alcuni mesi) ed in America prese dimora la­vorando incessantemente fino al 1968. Il lavoro scultoreo collezionato nel continente americano lo fece apprezzare in ogni dove e personaggi come il cardinale Richard Cushing (1895-1970) ed il senatore John Fitgerald Kennedy (1917-1963) furono, tra gli altri, suoi prestigiosi committen­ti. Di proprietà della famiglia del Pre­sidente è uno splendido e avvincente bas­sorilievo dal titolo Hungry Vietname­se Children.
Per numerose chiese, Bernardini rea­lizzò opere monumentali e mai lo scul­tore manifestò indecisioni o difficoltà ed a testimoniare ciò é sufficiente scor­rere i numerosi resoconti giornalistici americani, che in più occasioni hanno esaltato l'intelligenza del bravissimo scultore italiano e la sua modellazione piena di freschezza e di vitalità.          .
A Boston, nella chiesa di S.Atanasio, Bernardini ha lasciato l'impronta in­cancellabile della sua professionalità in un Crocifisso in legno di ben quattro me­tri, posto sopra l'altare dell'edificio sa­cro, all’altezza di nove metri,  per la cui esecuzione l'artista, non disponendo di uno studio dai soffitti alti quanto oc­correvano per tenere in piedi il blocco di legno, lavorò letteralmente addosso al­la statua per tutti i quattro mesi della la­vorazione. Gli americani ebbero modo di cono­scere ed apprezzare le non poche qualità del nostro Bernardini non solo ammirando le opere disposte nella chiesa di S.Atanasio, ma gia nel 1960 quando la Galleria New­bury di Boston allestì una sua personale, con opere di vario formato, tematicamente differenti,  modulate di bellezza classi­ca, inclinazione mai smentita, e di elegante espressività.
Oltre a Boston, un cospicuo nu­mero di città statunitensi (San Francisco, Los Angeles, Portland, Providence, Canton, Dallas, Chicago, Toronto, ecc.) posseggono sculture di Bernardini in legno, marmo, terracot­ta e pietra. Gli Stati Uniti d’America rappresentarono, dunque, un terreno di forte operosità e di altret­tanta attenzione ai problemi di quel grande Paese”
Nella testimonianza artistica di Bernardini, ha osservato Cremolini,
Italo Bernardini - Marines in guerra 1968
“l'eco della vita risuona continuamente nelle sue sculture a conte­nuto religioso o laico e mai l'artista. si dimostrò testimone pas­sivo ed eccolo, allora, fissare nel legno, nella terracotta o nel bronzo, momenti angosciosi e drammatici della storia dell'uomo nella quale per lo scultore é centrale la presenza di Dio. Quando la "pietà" costituisce il con­tenuto da tradurre plasticamente, Bernardini la rive­la con efficacia sia nei soldati caduti nel Vietnam, sia, ad esempio, nelle don­ne sfinite che hanno assistito impietri­te alla morte di Gesù sul Golgota. Bernardini era convintissimo del­l’importante ruolo che ha l'artista nella società e la sua elevata professionalità ne fece un superbo rappresentante della categoria sep­pure “le continue affermazioni nulla mutarono della sua personalità, della sua discreta persona, così fiera della propria solitudine (aggiungo, quanto mai creativa) così ritrosa agli onori e alle lodi”. Ritornato in Ita­lia il 19 agosto 1968 Bernardini aprirà lo studio a Pozzuolo (San Terenzo), avviando un’oculatissima attività espositiva a Lerici,  Firen­ze, Ravenna, alla Spezia, esponendo nel 1972 al­la Galleria Adel di Attilio Del San­to (1910-1994 ) e nel novembre 1979 alla Galleria Vallardi.
Risale al 1988 l’ultima personale patrocinata dall'Unione Cattolica Artisti Italiani. Nel contempo lo scultore ha portato a termine varie opere pubbliche, quali il bu­sto dedicato a Teseo Tesei nel 1979, commissio­natogli dal Museo Tecnico Navale della Spezia, il Monumento all'Aeronautica, ben visibile sul nostro Lungomare, e due bassorilievi lignei collocati, nel 1985, nella chiesa di Santa Rita. Sempre nel 1979 modella la medaglia per il Cinquecentenario di fondazione dell'Ospedale S. Andrea della Spezia e completa le por­te in legno di mogano della chiesa di Montemarcello, alle quali dedica otto lunghi mesi di impegnativo lavoro”.
Valerio P. Cremolini
Lo sviluppo della vita artistica di Ber­nardini – ha concluso Cremolini – “ha occupato quasi l'in­tero secolo e la spontanea accessibilità alla sua opera non gli fece mai venire meno i favorevoli giudizi del pubblico.
Si espressero favorevolmente quanti ammirarono, già nel 1930, il suo primo "tondo" in legno, nel quale l'abilità dell'esecuzione si af­fianca ad un candore compositivo per nulla dilettantesco. La figura armonio­sa di quella piccola scultura ha in sé un messaggio di purificazione esistenziale, insieme al più alto sentimento del­l’amore. 
Non diversamente è la levità plastica e la bellezza del Giovane arciere, sempre del 1930, in cui il movimento del corpo non pare sottoposto ad un particolare sforzo fisico, anzi l’azione del giovanissimo atleta completamente nudo rivela un’evidente spontaneità. Si .legano al morbido "legno" e all’accurato “bronzo” evidenti richiami alla scultu­ra greca ed alle motivazioni che anima­vano gli artisti di quel tempo, nell'e­sprimere la perfezione dell'essere attra­verso la bellezza fisica e le qualità mo­rali.
La ricchezza del lavoro di Italo Bernar­dini, la sua multiforme capacità crea­tiva, l’inesauribile vena artistica, il suo  senso dell'amicizia, la sua arte, esempio sublime di mediazione tra il sensibile e lo spirituale, meriterebbe­ro di essere ulteriormente approfondite realizzando in sede adeguata un evento espositivo che testimoni e valorizzi pienamente il significato del suo contributo reso alla tradizione artistica spezzina e non solo”. Con questo auspicio Valerio Cremolini ha concluso la sua applauditissima lectio magistralis.




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