lunedì 28 gennaio 2013

SALA CULTURALE CARGIA' 2013: RIFLESSIONE SULLA NON VIOLENZA di Gabriella Mignani


Sala Culturale CarGià, saluta il 2013 trattando il tema “ Donna e Violenza”
Un importante e significativo messaggio sostenuto dal blog
 ...... un piccolo grande passo verso il cambiamento.
....se ancora l'Arte e la Cultura possono muovere il mondo.....è nostro dovere fare il nostro possibile.
Ezia Di Capua

  
Ezia Di Capua
" Preludio"

"L’eclettismo di Ezia Di Capua è stato, nuovamente esplicitato con gusto in una pagina di musica dipinta, inquadrata con scrupolosa raffinatezza".
Questo il mio breve pensiero. Contraccambio la stima. Valerio P. Cremolini

   Quante forme di violenza esistono?  Innumerevoli, e quella sulle donne è la punta di un iceberg.
Ovviamente, il così detto “femminicidio” (che brutta parola ! Uno dei tanti neologismi di dubbio gusto) fa cronaca, buca la pagina, crea nuovi numeri per le statistiche.  Ma è solo una delle innumerevoli forme, anche subdole, che la violenza assume nella nostra società: una società spesso ingiusta, dove a volte, anche nei luoghi deputati, è difficile far valere i propri diritti.
  C' è la violenza verbale, quella del silenzio, quella dell' omissione e dell' omertà, e non solo nel nostro Sud.
Ci scontriamo, tutti i giorni, con la difficoltà del vivere: questo è umano, ma è disumana l' indifferenza, l' assuefazione all' ingiustizia e al prevaricare.
  Ci sono delitti che i tribunali non possono o non vogliono giudicare:
sono quelli contro l' anima 
(come giustamente osservava Elio Vittorini nel suo splendido libro
 “Il garofano rosso “), quelli per i quali comunque nessun risarcimento sarà mai equo.
  Certo, le donne, sono tra le prime vittime della violenza fisica, a volte per la loro stessa miopia nel vedere il nemico, che si cela sovente tra le mura di casa, in quella famiglia così decantata dai mass media e dai politici, che in Italia è diventata una trappola spesso mortale.
  Riflettiamo, allora, noi donne, su questo nostro “ non vedere “: il limite, il nemico, la nostra stessa prevaricazione.
  E riflettiamo sul fatto che siamo noi, più dei nostri compagni, a educare gli uomini e le donne del futuro.
  Solo assumendoci le nostre responsabilità, infatti, saremo veramente protagoniste, e non comprimarie o, peggio, vittime di una società che non è a misura di donna, ma spesso, purtroppo, neanche a misura d' uomo.


      Gabriella Mignani



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