lunedì 3 dicembre 2012

RINO MORDACCI: " UNO SCULTORE CHE PARLA AL CUORE " - del critico d'arte Valerio P. Cremolini


Nei prossimi giorni sarà disponibile il catalogo edito in occasione della retrospettiva dedicata allo scultore Rino Mordacci, tutt'ora visitabile al Museo Diocesano della Spezia. Ospitiamo con piacere il testo di Valerio P.Cremolini, intitolato “Uno scultore che parla al cuore”.

Non senza timore ho avuto il piacere di curare con Pier Luigi Acerbi, confortato dal significativo apporto collaborativo di don Italo Sommi e don Cesare Giani, la mostra dedicata allo scultore Rino Mordacci (1912-2012) nel centenario della nascita. Era un dovere verso questo artista ricordarlo degnamente con un’esposizione, insistentemente sollecitata da don Sommi, principale ed entusiasta patrocinatore di questo evento artistico.
Mordacci, i cui inizi risalgono agli anni trenta sotto l’esperta guida di Enrico Carmassi, avrebbe certamente meritato di più, ma lo spazio limitato del pur autorevole presidio museale di via del Prione 156 ha imposto di proporre una minor quantità di opere, effettuando una non facile scelta tra la sua vastissima produzione scultorea. La diffusa presenza di sculture di Mordacci in numerose chiese, edifici pubblici e collezioni private lo colloca sicuramente tra gli artisti più noti ed amati della Spezia, la sua città dove fu protagonista, tra l’altro, di qualificate personali proposte dalla Galleria Mazzoni nel 1953, nel 1957 e nel 1960, dalla Galleria Adel di Attilio Del Santo nel 1956, sino all’antologica del 1981 nell’Auditorium della Cattedrale di Cristo Re, promossa dall’Unione Cattolica Artisti Italiani. Ancora da menzionare sono le successive personali al Pomarancio di Sarzana nel 1984, nella Pinacoteca di Vezzano Ligure nel 1986, nell’Oratorio S.Antonio a Bolano nel 1987 e 1995 e nel Palazzo Comunale di Pignone nel 1994. Inoltre, vanno interpretati come significativi riconoscimenti all’attività di Mordacci le partecipazioni ad esposizioni di prestigio, quali la Mostra Nazionale di Napoli nel 1937, quella di Palermo nel 1938, di Trieste nel 1939, la VII Quadriennale di Roma nel 1955, le Rassegne nazionali di Vado Ligure nel 1951 e 1954, il Premio Internazionale Città di Carrara nel 1957, il Premio Suzzara nel 1958 e 1960, la III Biennale d’Arte Sacra a Bologna nel 1958, la Mostra Internazionale d’Arte Sacra di Novara nel 1959 e il Premio Vallombrosa nel 1959 e 1960.
Lo scultore Rino Mordacci mentre rifinisce
la statua di Padre Pio in gesso 1994 
Il legno è stato indubbiamente il materiale prediletto dallo scultore, che ha contraddistinto il suo linguaggio non visionario sapendo offrire, inoltre, maiuscole prove anche nella lavorazione del gesso, del cemento, nella fusione in bronzo e nell’espressiva incisione di coppi ed embrici. A proposito del vasto repertorio di sculture lignee, fu particolarmente lusinghiero il giudizio espresso dallo storico Enzo Carli, il quale in uno scambio epistolare non ebbe titubanza nel riconoscere in Mordacci “un maestro dei nostri giorni”. Come si legge nel pieghevole che annuncia questa retrospettiva Mordacci ha saputo creare “forme scultoree di compiuta bellezza che sanno parlare di una realtà sospesa tra fantasia e tradizione. Attraverso il bulino e la sgorbia egli ha fatto rivivere il mondo degli umili”. 
Inquietudine e calma, affanno e speranza si percepiscono nell’ampio ed apprezzabile progetto scultoreo di Mordacci, “uomo ed artista pieno di risorse, sincero e pulito”. È un progetto convincente che parla al cuore e che induce ad avviare un dialogo su importanti temi, quali il lavoro, la maternità, la famiglia, il dolore, la pace, la bellezza e la fede. Insomma, attraverso l’arte essere stimolati ad amare sempre più e meglio la vita.Valori che alimentano fiducia ed ottimismo, rinnovamento e pienezza di vita, così come traspare dalla sottile figuratività degli antichi embrici, non presenti nella mostra, che si consegnano, con una imperitura modernità, agli archivi del XX secolo. Certe linee essenziali, certi ritmi chiusi cosparsi di una luce pacata e sommessa, riportano la mente a lontanissime civiltà. È un’eredità dell’antico da ritenere una caratteristica avvincente ed affascinante della meditata e serena ricerca di Rino Mordacci. Ricerca palpitante, non evasiva, ma strettamente aderente alla realtà.

Museo Diocesano - La Spezia
Le opere di Mordacci
Don Sommi, ricorda  opportunamente l’amico scultore “come uomo onesto e artista avveduto che ha esternato il suo animo artistico al servizio di una committenza che si fidava di lui, perché uomo ed artista pieno di risorse, sincero e pulito che difende il suo onore professionale con dignità e misura”. Mordacci, in effetti, ha lavorato senza sosta per tutta la sua lunga esistenza, ricercando, anche quando è approdato ad una personale e misurata deformazione,  la migliore armonia nella modellazione, che in ogni occasione si presenta al nostro sguardo con un alto livello di comunicativa e di leggibilità. Quanto alla sua fecondità creativa, pur nell’avanzare degli anni non è mai venuta meno. Tangibile prova di ciò è l’intero arredo liturgico della chiesa di Sant’Anna al Felettino con il suo portale, solennemente inaugurato nel luglio del 2002, nel quale diciotto pannelli bronzei raccontano duemila anni di storia cristiana. Quasi novantenne Mordacci viveva la scultura con la vocazione e la freschezza ideativa di un giovane artista.
La retrospettiva, che si sviluppa in cinquanta lavori riferiti a vari decenni del secolo scorso, dalla Pietà del 1935 agli Apostoli del 1997, mette in luce da un lato il forte legame con la classicità e dall’altro l’impulso a concretizzare una maggiore libertà operativa, mai inseguita con affanno.

Museo Diocesano - La Spezia
Le opere di Mordacci 
Questa mostra è auspicabile che susciti interesse, confermando l’ammirazione raccolta da Mordacci lungo i decenni di laboriosa professione, accompagnata dal lusinghiero giudizio di più studiosi, tutti d’accordo nel commentare favorevolmente la feconda relazione fra l’artista e l’amato legno, da cui lo scultore ha conseguito esiti espressivi di notevole efficacia. Ma, precisa Marzia Ratti “la continuità con la tradizione era un punto davvero centrale del suo modo di operare, attualizzata con la ricerca approfondita sulle potenzialità espressive dei materiali”.L’espressività, talvolta vigorosa e in altre occasioni volutamente moderata, riflette sia l’autorevole padronanza tecnica sia l’indiscutibile chiarezza di ideali che ha sempre sostenuto l’impegno nell’arte di Mordacci. Perseverante e scrupoloso costruttore di bellezza, lo scultore è stato destinatario come gli artisti più sensibili, riprendendo un pensiero dalla “Lettera agli artisti” di Giovanni Paolo II, “di una sorta di illuminazione interiore, che unisce insieme l’indicazione del bene e del bello”.
Museo Diocesano - La Spezia
Le opere di Mordacci
La scultura è arte difficile, insidiosa, ingannevole, bisognosa d’ininterrotto impegno nella fase ideativa e in quella esecutiva allorché si concretizzano e s’inverano le forme dalla cui lettura si colgono i messaggi segretamente custoditi  nella materia lavorata. Così, prendono corpo commoventi Maternità, raffinate figure femminili, busti, ritratti, drammatiche ed efficacissime composizioni sacre ed altri suggestivi modelli scultorei. Trapassati da una giovane e fresca linfa costituiscono un insieme che si eleva a simbolo di bellezza, di afflato umano e di segno di speranza.
Altrettanto impegnativa è la tecnica xilografica, tanto partecipe della storia artistica della Spezia grazie alla più che trentennale stagione della rassegna L’Eroica, fondata da Ettore Cozzani e Franco Oliva, che ha lungamente appassionato Mordacci. Ferruccio Battolini, più volte a lui vicinissimo anche nelle mostre del gruppo La Spezia, tenuto a battesimo a Lugano (Galleria Giardino) nel 1959, comprendente con Mordacci, Carlo C. Datola, Carlo Giovannoni e Angelo Prini, lo considerava con avvedutezza “uno xilografo che ha forte il senso dell’intaglio e del risparmio grafico, che sa unire gentilezza e vigore, prontezza e riflessione”.
La testimonianza scultorea di Mordacci dà luce alla tradizione spezzina, che annovera stimatissime figure, quali Angiolo Del Santo, il già citato Enrico Carmassi, Arduino Ambrosini, Italo Bernardini, Augusto Magli, Guglielmo Carro, Carlo Giovannoni, Manlio Argenti, Giancarlo Calcagno, Ebrefe Marconi, Pineta Giachino, Lia Godano, senza trascurare le considerevoli vicende artistiche di Carlo Fontana, nativo di Carrara ma sarzanese d’adozione, e di Berto Lardera, residente a Parigi dal 1947, la cui statura ha raggiunto dimensioni internazionali. Forse, questa mostra, e sarà anch’esso un risultato positivo, stimolerà i visitatori a riscoprire e riflettere sia sul lavoro di Rino Mordacci sia su quello di tanti suoi lodati colleghi, compresi quelli di generazioni successive che onorano l’arte  e la nostra città. 


Valerio P.Cremolini

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