sabato 17 novembre 2012

LORIS JACOPO BONONI: CUORE A CUORE NEL SILENZIO - del Prof. Giuseppe Luigi Coluccia


    Se n' è andato per sempre. Senza traccia.
Loris Jacopo Bononi nel suo studio
     E' il silenzio, ora, di Loris Jacopo Bononi. Silenzio che parla.  Silenzio custode. Lui se n'è andato  lunedi 12 novembre 2012, nella mattinata, in autunno, al cadere delle foglie come voleva. Vuota la stanza d'ospedale a Carrara, vuoto Castiglione del Terziere (Bagnone). I funerali si sono svolti due giorni dopo (concelebranti, il parroco di Fivizzano, don Bernardo Marovelli, e don Raffaele Piagentini, del Duomo), alle ore 11,00 nel Duomo di Carrara – la Carrara di Loris, con l'Accademia degli Imperfetti, come a Fivizzano, dov' è il Museo della Stampa, una delle sue creazioni. Il Duomo quasi affollato, nuvoloso il tempo di scirocco, e caldo.
    Bononi - nato a Fivizzano in Lunigiana l'11 giugno 1929 – la chiamerà poi città nobile alla fine del Novecento. Medico, farmacista di brevetti, oncologo e biologo, dirigente industriale (ma ha fatto altri mestieri), distante dagli intellettuali troppo “annoiati” o poco impegnati, ha superato tutti nella passione di fare e organizzare che è presente in ogni sua impresa, appena velata di  umorismo. Egli è stato consapevole delle sue capacità. Compagna complementare a lui stata una mania totale, ironica, di perfezionismo. Problema essenziale è la “lingua”, o le lingue, perché tutte alla fine, e ciascuna, rappresenta una lieve variante della curiosità scientifica, misura della civiltà umana. Procedendo giovanissimo nella vita, si è visto imporsi la questione della scrittura, come collezionare incunaboli con slancio amoroso, che affanna, ma si risolve bene come la scoperta di un nuovo microbo.

    Bononi occupa un posto d'onore tra gli scrittori italiani. Sebbene autonomo, come gran parte degli scrittori di Lunigiana. Anche come poeta, si è dimostrato indipendente, “fuori del coro”, ma pur sempre genuino, dotato di talento, originale e profondo. La vicinanza a Dino Ghini, a Vasco Bianchi, a Rodolfo Tanzi, e a tanti artisti, ha rivelato Loris a se stesso. Bibliofilo, storico, ricercatore, libero docente universitario di microbiologia, mecenate della cultura, interprete forse unico dell'umanesimo-rinascimento in Lunigiana, terra amata, terra nido e studio. E con tanti problemi...Nel 1973 inizia la restaurazione del Castello di Castiglione del Terziere.
    Qui, egli riscopre qualità rimastegli allo stato latente, dopo la laurea presa all'Università di Parma: fa per anni il medico condotto, frequenta la Università di Torino per la  libera docenza; e tuttavia si applica a fare l'amanuense come un “certosino”, a raccogliere libri preziosi e pregevoli, le “prime edizioni” di autori italiani, latini e greci (ellenistici); e posa lo sguardo sugli incunaboli. Ha girato 72 paesi, New York, Berlino, Spagna, Roma, Milano, Zurigo, ecc. in cerca di autori famosi, creando al Terziere il centro umanistico “Niccolò V”, a Fivizzano il “Museo della Stampa”, di riverbero mondiale. Studioso dei nostri grandi scrittori, da Dante a Bembo, da Fantoni a Leopardi, Manzoni, agli ermetici del Novecento. L'ellenismo aveva nel sangue più che non fosse la classicità greca e romana. E libri e libri, ne aveva un'attrazione fisica, una devozione di spirito, e leggeva, leggeva di tutto assimilando il meglio, traendo dalla storia, dall'arte, dalla letteratura e filosofia, dalla narrativa, saggistica e poesia, quella concretezza che piace ai ragazzi e agli adulti, agli studiosi. Sui libri ha scritto pensieri che solo lui poteva scrivere, appassionato qual era; ha scritto infatti che i libri “sono la moltitudine del cuore”, e che:

    ...Non sapevo ancora che l'amore per i libri prevarica il sentimento della morte. Ho capito in seguito quanto i libri mi hanno aspettato, accompagnato, in tante parti del mondo. Ci siamo cercati, e trovati, ovunque...A volte mi impediscono, non mi lasciano spazio, sempre mi tormentano. Mi sembra talvolta di non respirare. Non si può respirare, e se respiro a fatica in mezzo a loro, che mi premono, mi opprimono, mi invadono le stanze, loro sono capaci di respirare per me, e sento che senza di loro sarei vuoto, che non avrei senso... 

    I libri non ci abbandoneranno mai! Con piacere e con voluttà leggiamo Bononi oggi. Lui non c'è più, ma ne rimane il silenzio – silenzio in cui lo stesso Loris talvolta ha letto di quel grande umanista che è Basilio Bessarione, il quale in una lettera del 1469 indirizzata al doge di Venezia, assicurava la Repubblica della donazione dell'intera sua biblioteca alla Biblioteca di san Marco, nella stessa Venezia, la Costantinopoli italiana, la città del cuore. Loris ha conosciuto tale lettera. L'ha meditata a lungo, dandoci pensieri veri e LORISprofondi, la filosofia dei libri. Ha scritto Libri & Destini (2000), volendo così onorare la cultura di Lunigiana (cui avrebbero dovuto seguire altri due volumi, degli autori selezionati, e delle rarità librarie, inedite). Ma forse non sarà più possibile, lui assente ormai dalla nostra storia. Ma Natalino Benacci, giornalista de La Nazione, nell'accurato articolo del 13 novembre, ha scritto tra l'altro questo pensiero di Loris: “Tutti rispetto alla morte abitiamo una città senza mura, senza misericordia, dove ci si distacca come in uno specchio da se medesimi”.E noi crediamo che c'è una connessione tra questa vita e l'altra, assoluta, nella divinità, nel divino.  Abbiamo raccolto in un termine caro a Bononi questi suoi pensieri, li abbiamo chiamati “silenzio” - parola chiave della cultura di Loris in Lunigiana, della poesia  e di tanta poesia della sua trilogia – Diario postumo 1969, Miserere dèi 1970, Il poeta muore 1973. Vasco Bianchi nel libro Introduzione a Bononi (1978) ha colto in questa trilogia l'alto messaggio, che combina felicemente prosa e poesia. E' il suo capolavoro, consapevoli i critici (Pasolini, Paolo Milano, Mario Luzi, Carlo Bo, Bevilacqua, Vigorelli, Marabini, Giulivo e Roberto Ricci, Giuseppe Benelli,  Andrea Baldini, Germano Cavalli, Giuseppe L.Coluccia, Eliana Vecchi, Adriana Beverini, e molti altri).

    Ci asteniamo dal dare di Loris la bibliografia completa.
    Non possiamo omettere però quanto egli si sia adoperato perché nascesse un'organizzazione che richiamasse l'attenzione sugli stampatori ed editori di Lunigiana. Noi ne abbiamo avuti una folta schiera, di cui si può leggere qualcosa in Libri & Destini, dov' è l'omaggio che Loris ha voluto rendere a “la cultura del libro in Lunigiana”(per fare qualche nome: Mulazzo, Montereggio, Pontremoli, Sarzana, Fivizzano, Castiglione del Terziere sua dimora, sua luce). Abbiamo scritto su Bononi un commento alla poesia, grande e genuina, e ricordo che si partiva allora (2007) da un testo pubblicato dall'autore, Prossimo agli déi (forse un libro del 1974). Ma la “introduzione” di Vasco Bianchi mi ha spinto in altra direzione per un aggiornamento, nella interpretazione; scrive infatti Bianchi che Bononi è uno che amava essere “uomo tra gli uomini”. E tale è divenuto nello specchio fuggevole della vita con una scrittura che è continuo suo documento, grandezza unica.
    Nel silenzio dunque. E cuore a cuore
    Nel riposo del guerriero e dell'eroe, che ha tante volte bussato a politici e amministratori, invano sempre. E la strada che sale al Terziere sta inerme ancora dentro le sue buche. Aveva ragione Platone, come ha ragione chiunque sceglie di servire la cultura, non la politica, come dice Gustavo Zagrebelsky.
    Nel silenzio dunque di lui.
    Al termine della messa, ci sono stati episodi di grande umanità, di vera cultura. L' Avv.Luigi Camilli ha declamato due testi di Loris, uno di prosa, uno di poesia.
    Trascriviamo il messaggio in prosa:
   
    [Questo testo scritto lasciato da Loris Jacopo Bononi per il giorno della sua scomparsa, è stato letto durante la conclusione del rito]

            Lo so, è inusuale che un morto saluti le persone presenti ai suoi funerali con un manifesto funebre. Tuttavia queste parole mi piacerebbe che fossero stampate, listate a lutto e affisse il giorno del mio funerale. Chi scriverà due parole di piombo pressate sopra un foglio di carta da muro listata in nero per dire qualcosa di me? O ci sarà un silenzio più intenso di ogni voglia di dire? Chi? Altrimenti, esploderà parole di amicizia e di affetto, vere, che molti possano piangere in ascolto, a conoscenza del fatto che da quando mia madre per prima colse il mio primo sorriso, , poi tutti gli altri, sempre, io li ho rivolti alla mia Terra. Non pulserà più disordinato il mio cuore, sempre agitato com'è vissuto. E ci sarà una insondabile luce nel cielo, concentrata a penetrare le pupille lucenti di Raffaella. Per il resto vedrò da solo, se potrò accampare qualche qualunque titolo per farmi perdonare d'essere stato volitivamente consapevole sempre, entusiasticamente vivo da vivo. Queste sono le parole di un uomo che non avrà occasione di pronunciarle per salutare i suoi amici, e per esprimere a tutti il suo ricordo, il suo rispetto, il suo ringraziamento. - Loris Jacopo Bononi.


    Abbiamo scritto di Loris nel 2007 nel volume primo della Storia della letteratura spezzina e lunigianese, a cura di Giovanni Bilotti (pp.536-547); e in questi giorni avevamo finito gli aggiornamenti, Storia e identità di
 Lunigiana. Interpretazioni e testimonianze: Benelli – Bononi – Cavalli (Sarzana, 7 novembre 2012 , pp.1-39).[1]
    In ultimo, richiamo l'attenzione sul messaggio di Bononi, che ce lo fa sentire vivo e profondo come sempre, e sempre affettuoso:

    Cari Rose e Giuseppe, tardi, in ritardo, e tardo, rispondo alla vostra lettera del primo novembre scorso. Un vai e ritorna (fino a quando?) da un ospedale all'altro. Giorni dolorosissimi, e notti  letargiche nel terrore del giorno che verrà. La tua lettera, Giuseppe, è un documento di estrema rarità nell'assedio della stupida faciloneria non certo 'democratica' dei nostri giorni. Ex-comunistit ravestiti da semper-aristocratici, comunisti in comunità elettorale ma senza comunione esistenziale, aristocratici senza aristos, tanti, troppi, da ingombrare il passo. Non lasciarti prendere, non farti 'sgambettare', Giuseppe, non accomunarti a coloro che sono simili a loro stessi, e non prendere neppure Dante per bandiera (anche se poi, quando non è poeta, non vale poi molto). Quello che conosciamo  noi di Lui, della verità di Lui, è poco, più poco del poco che crediamo di conoscere). La tua è un'analisi pudica e (inapparentemente) spietata sui rapporti di Dante con la Lunigiana. Figurati se non la condivido. Lo hai sentito a Sarzana, e avresti dovuto sentirlo a Villafranca. E a proposito: certamente pubblicherò le due conferenze di Sarzana e di Villafranca. Non esiste l'orma di Dante in Lunigiana, per cui non c'è da pensare  che “orma di Dante non si cancella”. E' frase datata per la sua faciloneria. Eliana? Che mi fa cenno, mentre a  Sarzana accenno ai due documenti notarili, che i documenti attestanti la presenza di Dante sono tre? E Dante? Ma 'certo' che ha preso la via Romea per venire in Lunigiana?, insistono senza uno straccio di prova gli apologeti scopiazzatori di testi sulla fantasiosamente interpretata via Romea via Francigena via da mandare via, questa via (per quanto riguarda Dante).  Li hai sentiti quei cinque ragazzi e ragazze tra i 10 e 13 anni presenti in Sala quando mi sono rivolto a loro, perché mi suggerissero il nome di quel signore di Reggio Emilia che non mi veniva: Guido da Castello, hanno urlato insieme. Questi ragazzi sono il futuro culturale di Lunigiana. Ma tu credi davvero che qui da noi ci sia (lasciamo stare i morti) nei nostri giorni qualcuno di quelli che ipotizzano il passaggio di Dante  dalla  Cisa, che conosce il commento di Benvenuto da Imola che afferma la passaggio di Dante a Reggio? I ragazzi presenti a  Sarzana sono stati una sorpresa per me; mai avrei pensato di averli trascinati a tal punto da seguirmi nelle mie conferenze itineranti. Sono i “primi iscritti” alla Università dei Ragazzi di Castiglione del Terziere. Vengono facilmente ogni settimana. Si inebriano: Giacomo, Ugone detto Ugo, l'Allighieri  e i due Franceschi, Jacopone, e gli altri. Poi il loro numero crescerà, di questi ragazzi che rifiutano la politica locale che li vuole 'orfani', senza, cioè, cognizione di chi fur li maggiori tui. - L J B / Castiglione del Terziere, Univ. Dei Ragazzi / Museo della Stampa / Accademia degli Imperfetti: - 30 dicembre 2006.


Prof. G. Luigi Coluccia
Sarzana 16 novembre 2012


[1]    Alcuni giudizi su  Bononi di amici presenti al rito funebre (articolo di Natalino Benacci, La Naz., 15 nov. 2012, Lu­nigiana, p. 15).  Stefano Milano, architetto: “Chi scriverà due parole di piombo pressate sopra  un foglio di carta da muro, listata in nero per dire qualcosa di me?...”. Marimo Fiasella, presidente della Provincia della Spezia: “Di lui resta il sogno mai coronato di creare una fondazione, che mettesse a disposizione della comunità tutti i suoi beni le­gati al sapere.  Perdiamo il cantore più alto della Lunigiana”.  Riccardo Boggi , etnologo: “Ho scoperto lo scrittore prima di conoscere l'uomo. . Avevo 18 anni e dal libraio Savi di Pontremoli acquistai Diario postumo, un libro straordinario e formativo, tra i pochi che ho letto e riletto nel corso degli anni. Poi, molto tempo dopo, ho conosciuto il Bononi poeta e mecenate, che ha restituito alla nostra terra castelli e palazzi: un grande che, a differenza di altri proprietari di castelli, ha generosamente accolto tutti e fatto scoprire a migliaia di studenti e turisti l'anima colta della niostra terra. Basterebbe questo per farlo ricordare con gratitudine”. Andrea Baldini avvocato e Germano Cavalli presidente della “Manfredo Giuliani”: “ Ci siamo trovati sbalorditi e attoniti davanti al feretro di Bononi,; egli lascia un patrimonio culturale da salvaguardare”. Giuseppe Benelli presidente della “Capellini”: “ E' stato il più grande cantore di Luni, giana...A lui dobbiamo l'orgoglio dell'appartenenza a questa terra.  Gli incontri di Castiglione del Terziere, con le prime edizioni della letteratura, sono lo spazio magico che accompagnano la vita culturale di tanti visitatori” .
      Tra i presenti alla cerimonia funebre l'attenzione va: alla vedova ex moglie, Giuliana Lucchini, Raffaella (ricordata nel messaggio di Loris letto da Camilli), Eugenio, fratello di Loris con moglie e al figlio Jacopo,  Giuseppe Forlani prefetto della Spezia,  Rosa Russo-Coluccia, Mena Vortice, Francesco Brunetti, Giovanni Bilotti, ecc.



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