sabato 15 settembre 2012

GEMELLAGGIO ARTISTICO TRA SAN TERENZO E FILATTIERA : Relazione di Luigi Leonardi


Gli  idoli  infranti

Nella chiesa o chiesetta di san Giorgio, su a Filattiera alta, un’epigrafe dell’VIII secolo sembra indicare un intento iconoclasta verso le stele antropomorfe lunigianesi.
L’epigrafe è incisa sulla cosiddetta “ lapide di Leodegar”. Fu rinvenuta nella Pieve di santo Stefano di Sorano – piana di Filattiera - Leodegar, probabilmente un vescovo, patrocinò la causa cristiana contro i cultori e le opere del paganesimo. Evidentemente molte concezioni pagane erano presenti in Lunigiana, e naturalmente anche a Filattiera, dove un cognome piuttosto diffuso era appunto “Pagani”, nome che appartiene anche alla mia famiglia di parte materna.
Ho frequentato quei luoghi da adolescente, il borgo di Co’, la chiesa di san Giorgio.. ma non interessandomi di pratiche pagane, né gentili, né cristiane, sono rimasto fuori da quella storia. Successivamente, però, la mia curiosità si è ingigantita portandomi a frugare ovunque, specie in ciò che riguarda la mia terra natale. Così scopro di avere nella mia biblioteca documenti che riguardano anche questa epigrafe. Sono scritti raccolti in un libro “Cronaca e storia di Val di Magra” che l’amico prof. Giulivo Ricci mi aveva donato anni fa.
In questo si dice che l’epigrafe di Filattiera celebra un personaggio del quale non ci è pervenuto né il nome né la qualifica, ( non fà il nome di Leodegar ) e che si attribuisce la costruzione di una chiesa e uno xenodochio, ossia una sorta di ricovero sulla via dei pellegrini, e soprattutto di aver infranto idoli pagani proprio in quel luogo. E il passo dell’epigrafe relativo agli idoli recita esattamente:
..Gentilium varia hic idola fregit.. ( Qui spezzò molti idoli pagani )
Ciò era in linea con la politica adottata dalla chiesa contro le forme idolatriche ancora in uso nell’alto medioevo. Il concilio di Tours, nel 567 ordina l’interdizione all’ingresso in chiesa per gli adoratori delle pietre. Nel 658 il concilio di Nantes stabilisce che le pietre oggetto di culto debbano essere abbattute, profondamente interrate e sopra vengano edificati oratori.
Così Leodegar, o chi altri, aveva messo in opera il suo proposito di distruzione di idoli. Ma qual’era la natura di questi “idoli infranti”? Potevano essere simulacri di divinità romane, e anche nell’VIII secolo poteva persistere un’idolatria longobarda, e dunque il termine “gentili” non poteva non risalire che ai discendenti dei romani di Luni.
Ma si identificarono gli “idola” anche in entità venerate dagli stessi longobardi, vale a dire alberi, acque, serpi. Tuttavia queste entità non si prestavano a essere “infrante”. Era molto più plausibile ricondurre gli “idola” alle pietre, ossia alle antiche statue-menhirs. Ed è probabilmente su queste che si abbatteva l’ira del presunto vescovo. E una di quelle pietre, rinvenuta nella pieve di Sorano, presentava la mutilazione della testa. Simili analogie vengono riscontrate in altri esemplari, per cui si presume la volontarietà dell’uomo. Gli “idoli infranti” sono dunque queste sculture di pietra.  E quindi con tutta probabilità le stele antropomorfe, rinvenute quasi tutte spezzate, erano idoli su cui si era riversata una furia iconoclasta.
Questo breve tuffo nel passato mi muove la considerazione che la Lunigiana, terra di passaggio, abbia vissuto la sua stagione medievale molto intensa, nel bene e nel male. Fin anche al fanatismo se ci si accaniva sulle pietre, sui simboli di una cultura scomparsa ormai da secoli, per instaurare un’altra “verità” religiosa. Il cristianesimo inaugurava il nuovo periodo dell’ “eresia”; distruggeva il vecchio sistema che lo aveva perseguitato con pari violenza, suffragato dall’assolutismo e dall’infallibilità della chiesa.
Concludo ricordando Paris Martelli, a cui è intitolato il premio per l’estemporanea di Filattiera. Ricordo di più la sua figura da ragazzo, nelle estati degli ultimi anni ’60, quando la Magra, i campi dei contadini, i piccoli borghi, la chiesa di san Giorgio, il biliardo del bar del Ponte.. erano lo spazio e il tempo della nostra disordinata libertà.

  Luigi Leonardi                                                                                                 

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