mercoledì 29 agosto 2012

MEMORIA TEMPO TRASCENDENZA: LA PITTURA DI ANTONELLA BORACCHIA

             Curriculum dell'artista
            Un primo piano per Antonella Boracchia.
Diamo il profilo professionale: la tendenza e passione alla pittura inizia quando lei è giovanissima. Quindicenne appena, espone alla Galleria dell'Olmo, in una collettiva del 1975. Si diploma nel 1978 presso l'Accademia di Belle Arti di Carrara. E' allieva di Buscioni, segue il corso di grafica, calcografia e stampa d'arte di Franco Musante e Francesco Vaccarone nel 1984. Alcune sue espo­sizioni: Vezzano 1984 – Calandriniana di Dagna 1984 – Collettiva del 1984 - “Il Cantico dei Canti­ci 1985 – Calandriniana per stampa e incisione 1985-1986 – Portovenere 1986 – fa parte nel 1986 del “Segno grafico ligure”.
Nel 1986 insegna educazione artistica nelle medie e superiori.
Si iscrive all'Accademia di Belle Arti per la scultura 1989-1992. Segue la maternità: Antonella si dedica alla famiglia. La vediamo in mostra a Prato nel 1999, al Caffè del Teatro. Gli anni passano veloci, e ancora una volta la si vede protagonista nella mostra all'UCAI di Spezia, gennaio 2012, ancora UCAI “Omaggio alla donna”, marzo 2012. In Alluvion'arte, marzo 2012. UCAI aprile 2012, maggio, giugno: Passa alla FIDAPA di Spezia, maggio 2012. Infine, Artisti in Cittadella, Sarzana giugno 2012.

             La mostra
            Immaginazione e visione a contatto con la natura.
            La mostra di Antonella ha per titolo “La memoria, il tempo, il trascendente”. Credo tuttavia che la sua pittura rispecchi ascensioni (accensioni e slanci ?) idealistici, interiori, e l'animo ritrovi “dove posare”- la tranquillitas, qualità spirituale. La idealizzazione è un'attività umana che contempla la natura e trae messaggi e visioni. Progrediamo verso il cuore di quest'arte, dove è operante il passato – il passato di Antonella – e poiché è donna sensibile e colta, non può sottrarsi all'opera del tempo, odiato/amato tempo. Ci sembra che nell'artista si avvii come reazione una rivalsa, affidata al trascendente. Le visioni, soprattutto. Si comincia dal dipinto di avvio, per così dire: campiture grigie soffuse di bianco, nel mezzo una sagoma appena tratteggiata, sul colle un'asta e un drappo, come ala, vento, larva o fantasma. Tale tenue dipinto può fare da guida per gli altri dipinti. La pittrice non usa didascalie, e fa bene, nel senso che tutte le opere in mostra sono un continuum, istantanee di un unica visione. Vorrei dire dei tre dipinti della esposizione “Artisti in Cittadella 2012”, di Graziano Dagna. Sono i dipinti selezionati dalla pittrice, e rappresentativi della sua pittura. Lo spazio per lo più diviso in quattro parti, o campiture, procedendo dal cupo verso il chiarore. Osservo anzitutto “Immensità”: a sinistra c'è l'evento: cielo-mare-riva con una sagoma larvale, all'orizzonte c'è un pro­filo di roccia, a sinistra. Spostando lo sguardo a destra, di nuovo mare e cielo e due volti intrecciati, come anime evocate – forse il mondo di là, nel chiarore di un regno simboleggiato nei drappi nuvo­le e nel fiore, presenze lievi che farebbero pensare a un volo. Gli elementi ritornano quasi a com­mento dei due dipinti, dove il cielo è naturale, come la terra e la roccia, e il mare, con queste presen­ze decorative che posso essere nuvole o come le nuvole, e il bianco lascia trasparire un'anima o ani­me che si cercano. Qua e là, abbiamo la impressione che il viaggio dantesco nell'oltretomba faccia da sfondo al tormento e all'interrogarsi di questa pittura, che è vincolata a memoria tempo e trascen­dente. E qui chiedo a quest'arte perchè mai non uscire all'aperto, deponendo l'informale sulla soglia, tuffandosi magari nella esuberante natura.

             Noi potremmo operare dei confronti.
            E prima di farlo, premetto il nome del maestro Hans Arp (1887-1966), pittore e scultore te­desco, che in pittura ha creato momenti di forme umane lunari o spettrali. Intanto elenchiamo questi momenti onirici di Boracchia, circa ventina: Drappo bianco – Spazio condiviso - Disco – Una don­na – Pensiero e immaginazione – Armonia cromatica con luna – Mare e natura – Fuori dal tempo – Due volti – In Cittadella Sarzana – Velature – Forme evanescenti – Volti e anime – Immensità – Spazio di colori – Donna – Quadrato – Monstruum 1 e 2 – Ricerca di armonia – Una donna (madre) – Donna e cavallo. Da questi titoli, approssimativi, provvisori, forse il pubblico si rende conto dell'informale della sua pittura, complessa, proiettata fuori dal tempo. Con indugi psicologici, introspettivi, concettuali e metafisici.

            L'arte di Boracchia si autogenera da un primitivismo diffuso – a volta interviene l'abbozzo, o per meglio dire, l'incompiuto. E' pittura che viene da lontano.da più fonti, con reminiscenze o occa­sionali referenze al Novecento: Gaetano Previati, Carlo Carrà, Giorgio De Chirico, Salvator Dalì, Alberto Burri. La composizione che meglio indica la visione di Antonella è quella in grande, in quattro campiture: da sinistra, cielo e mare con azzurro e pietre bianche, e sotto, scogli e gioco di azzurri; a destra, acque con grigio e azzurro, sotto movimento di acque col triplice cromatismo: bianco, grigio e ancora azzurro. Abbiamo detto cielo e mare la prediletta espressione visionaria di Antonella in cui la natura posa quasi indistinta, nel segno cromatico anche luminoso in ragione dei bianchi, ma allo stato informale, e la composizione sottratta al tempo per restituirsi a livello psicolo­gico e spirituale. Si direbbe il trascendente la storia e il tempo.

            C'è infine nella pittrice la disposizione interiore a verbalizzare la visione: sono i momenti Lerici in cui è facile passare dalla pittura e dall'immagine alla parola. Alcuni testi poetici lei stessa leggerà a commento di questa mostra a Sala Cargià.


Prof. G.Luigi Coluccia



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