mercoledì 11 luglio 2012

TOSHIKO K.: Verso l'Iperrealismo


Non è semplice accostarsi al mondo di Toshiko.  Nel farlo, ho scoperto un'artista complessa, innamorata del suo fare arte, attenta al particolare e, nello stesso tempo, irretita da un mondo onirico
che la porta oltre il confine del realismo.

  Diplomata in pittura presso l'Accademia di Belle arti di Carrara, sotto la guida di Omar Galliani, Toshiko ha scelto, anche dopo gli studi, di vivere nel nostro Paese, ma la sua arte, che si materializza quasi esclusivamente in pittura ad olio, è un'arte molto avulsa, a mio parere, da riferimenti ambientali precisi.

  La giovane artista, per sua stessa ammissione, si sente vicina alla Pop Art americana -  quella corrente artistica espressione di una cultura di massa, contrapposta alla tradizione umanistica e  oligarchica -, eppure l'elemento umano è presente e importante nella pittura di Toshiko: le sue opere ci rimandano l'immagine di un'umanità smarrita, che volentieri si rifugia nel sogno, quasi a voler sfuggire una dimensione del reale non più sostenibile.

  La sua è comunque una ricerca personalissima (e in questo, l'artista è stata spronata dal maestro Galliani a seguire un percorso il più possibile autonomo): gli esiti di questa ricerca sono testimonianze di scelte profondamente ancorate a strutture psicologiche ricorrenti nella massa, ma non per questo banalmente massificate.

  Toshiko ci parla, nei suoi quadri, non tanto degli avvenimenti straordinari della vita, quanto del suo svolgersi tra le consuete cose “banali” che ne costituiscono la struttura, fatta di certezze e, al tempo stesso, delle sorprese del vivere di ogni giorno.

  Così, ne “L'autobus“ e ne “L'autostrada “,  e l' “Autostrada A. 15“,  quadri forse tra i più espressionisti della sua produzione, lo spettatore è  in grado di riconoscere se stesso nell' anonimato di una giornata come le altre eppure unica, come unico è il vivere di ciascuno di noi. Quadri che rappresentano il viaggiare, insieme agli altri o da soli, quasi metafora della vita stessa: che siamo noi a guidare un'auto, o che sia un autista che ci conduce alla meta, la solitudine è la condizione esistenziale umana alla quale non possiamo sfuggire. E la pioggia, che avvolge le figure alla fermata dell' autobus vuole enfatizzare l'atmosfera di malinconia che caratterizza spesso la vita nelle anonime realtà urbane.

  Eppure, Toshiko guarda senza angoscia a questa condizione: “Mi piace la solitudine del viaggio“, ci ha detto.  Così come le piace l'indefinita realtà metropolitana che fa da sfondo a quasi tutte le sue opere. In questa scelta, di soggetti e scenari apparentemente freddi, “urbani” e, oserei dire, metallici, risiede la forza espressiva della pittrice, che porta a termine i suoi lavori con mano efficace ed energica, anche nelle tele di grandi dimensioni, pur con la delicatezza e la trasparenza dei colori che caratterizzano la sua tavolozza. Colori resi volutamente “freddi” (predominano i gialli, i bruni, i grigi più o meno sfumati) disegnano figure calate nella realtà moderna,  dove gli  oggetti assumono spesso un ruolo importante, “ iperrealista “, come in “Viaggio solitario“ , dove il volante dell'auto diviene protagonista e non strumento del viaggio stesso.

  Quadri che rappresentano la contemporaneità, scene così cariche di dettagli eppure così d'atmosfera, che confermano la maturità dell'artista, capace di rappresentare con minuzia, senza però cedere il passo alla mera descrizione fotografica.

  Lo stile è infatti solo apparentemente immediato e senza sentimentalismo, ma se ci soffermiamo su alcuni dipinti, particolarmente quelli notturni, possiamo cogliere uno struggimento, una partecipazione empatica, una “nostalgia del futuro“, che è la vera anima dell'arte di Toshiko. 

  Vorrei sottoporre alla vostra attenzione alcuni dipinti che hanno per protagoniste le figure femminili.  Molto interessante è, secondo me, quello che l'artista non titola e che rappresenta tre suore che vanno in direzione contraria a una donna in abito da sera rosso.  E' facile scorgervi una metafora di scelte di vita diverse e opposte, ma l'aspetto emblematico del quadro è, a mio avviso, il porticato (sempre in colori freddi, metallici e in una luce che sembra quella dell'imbrunire) che, visto dal di fuori, pare quasi una gabbia, dove le donne sono comunque prigioniere, qualsiasi scelta esistenziale facciano.

  E quale sarà poi il “Dilemme de Jeanne“ ?  La donna che, notiamo, indossa (come altre figure femminili) un abito rosso fuoco (l'unico tocco di colore forte nei quadri di Toshiko, vedi anche i fari de “ L'autostrada A.15” ), si piega a cogliere una spada, ma alle sue spalle c'è un uccello bianco: il dilemma, la scelta è forse tra pace e guerra, ma anche fra tradizione (c'è pure, dietro di lei, un palazzo antico) e nuove battaglie per la propria affermazione nel mondo.

  Difficile trovare la luce solare piena nei quadri di Toshiko: l'autostrada è quasi sempre al tramonto, metafora del ritorno verso casa, ma l' ambiente domestico non è mai rappresentato nei suoi quadri: lo sradicamento è condizione umana che ci accomuna, e indugiare nell' illusione è l'unico modo, a volte, per non soccombere al nostro difficile destino di vita.

 I quadri più onirici sono la testimonianza della visione esistenziale di Toshiko: vedi, per tutti, “Il sogno e la realtà“, dove un uomo si ferma a guardare, senza poterla nemmeno sfiorare, una splendida donna al di là di una vetrina: manichino o donna in carne e ossa, cosa cambia per l'uomo? Per lui è comunque irraggiungibile e il “gigantismo” della figura femminile, che quasi incombe sul piccolo uomo, ne è la riprova.

  Passi ovattati nella realtà urbana descritta da Toshiko: passi che si organizzano nell'inquadratura per diventare ritmo e trasformarsi in qualcosa di impalpabile, da ascoltare attraverso la vista: ciò che l'artista regala ai nostri occhi è un attimo immobile di pausa, generato dall' osservazione dell'ambiente, carpito in quel momento magico che precede il sogno. E non è un caso che il tramonto sia il momento della giornata scelto, preferito nelle sue opere: la realtà, per quanto deludente o banale sia, può sempre essere riscattata dal sogno, nessuno può privarci dei sogni, nemmeno il ritmo di una vita che sembra non lasciare tregua.

  Qui, il realismo di Toshiko si trasforma in iperrealismo magico: il particolare (un oggetto, un fiore) è il mandala che ci riscatta, è la chiave per trascendere il reale, è il  talismano che ci preserva dalla banalità di una vita senza sogni.


Gabriella Mignani 

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