mercoledì 4 luglio 2012

SAN TERENZO, IL MARE E ALTRO NEI DIPINTI DI GIO BATTA FRAMARIN



                 Barbarasco e Sala Cargià.
                L'intera Lunigiana, prima e dopo. Il prima e il dopo di una pittura che si lascia vedere nella trasparenza, nell'integrità. Framarin in arte non ha alcuna complicazione. Conosce tecniche e me­stiere, e quando lavora la sua mano è lieve nel vento. Generalmente, come in questa mostra in Sala Cargià, i dipinti di Gio Batta sono una trentina di media dimensione, a eccezione di qualcuno più grande. Conosciamo da parecchi anni l'artista, è nata amicizia e collaborazione tra di noi. Pittore figurativo, direttore artistico dell'Associazione Culturale San Martino di Durasca (Come nasce un'opera d'arte), è attivissimo in Lunigiana, alle estemporanee, alle collettive e alle personali. Come questa; e come si ricorda, lo scorso anno Framarin è stato di ruolo in questa sala di Carla Gallerini.
                
                Dicevo della sua attività artistica.
                Pittura e vita, oggi, sono straordinariamente unificate in Framarin, il cui obiettivo spazia nel triangolo di Liguria Toscana Emilia. E sorprende nel pittore la presenza in più luoghi, come se una specie di “dossier” di immagini prendesse corpo e diventasse orizzonte spianato agli osservatori e studiosi di Lunigiana. Nell'inverno 2011, a Barbarasco, egli aveva proposto nella mostra le “fortificazioni” lungo la via Francigena. Lunigiana, in mezzo alle tre regioni suddette, è lo spazio in cui l'artista si è creato un “archivio di emozioni” sia che osservi il paesaggio sia che presti attenzione agli eventi di cronaca, con tematiche limpide di riesame della nostra società. Le sue immagini tuffate nel silenzio sono “momenti contemplativi” di struggente bellezza, di ordine interiore, di sogno.

                Nella locandina il dipinto di Framarin San Terenzo, il suo mare e altro.
                In sala sono presenti oltre quaranta dipinti dell'artista maestro. Se guardiamo San Terenzo di fine Ottocento, certamente ci apparirà opera antica, ma in realtà è un inedito approntato per questa mostra, ed è visibile il vecchio pontile che oggi non c'è più. Una scelta tra questi dipinti la facciamo per utilità dei visitatori: Faro della Spezia, Portovenere fine Ottocento, Portovenere in controluce, Angolo di Filetto, Tresana, Lerici, Portovenere, Paesaggio senese, San Terenzo: la passeggiata, Mare di Liguria (Corniglia), Levanto, Lerici; e tante altro ancora. Noi siamo meravigliati di tanta magia negli occhi e sulla tela di questo pittore, il quale – come dicevo – da Barbarasco a San Terenzo ha saputo ricreare il territorio, scegliendo gli angoli del paesaggio o del mare, a lui più congeniali. Vale la pena tracciare un po' di storia di San Terenzo. Lerici, a pochi km, si è conservato baluardo genovese, e ha affrontato lotte coi Pisani. Il Castello di Lerici ha impronta genovese e pisana insieme. E la frazione di San Terenzo, dove c'è attiva la sala di Carla? Era in passato “locun et villa Sti Terentii”. E c'è anche esteso ricamo letterario e leggendario, alcuni l'accostano alla leggenda del Volto santo. Lo scozzese Terenzo viene ucciso in Lunigiana nel viaggio intrapreso verso Roma. Trovato il corpo del santo il vescovo Gualtiero organizzò sul luogo una decorosa sepoltura. L'episodio dei giovenchi che si fermano in un luogo è leggenda. Presso la villa del vescovo è sorto poi il borgo, oggi frazione di Lerici. E' chiamato anche Borgo a mare o Castello del borgo a mare.
                Il mare di San Terenzo domina, nella sua bellezza a volte supera Lerici genovese. Antonio Ivani, umanista, nel Quattrocento, voleva che Sarzana fosse fiorentina e non genovese. Il mare è in mezzo, è l'evento, l'incanto in cui si snoda la mostra di Framarin. Certo, a partire dal secolo XVI – Rinascimento – il suo mare è come il mare di Lerici, è genovese, insomma. Non sfigura minimamente, anzi in parte può essere un complemento di quello di Lerici. Qui hanno dominato i Malaspina dello Spino Secco, i quali hanno trovato resistenza da Genova, la Superba, la

quale cercava di dominare dal mare. Quali tracce ha saputo Framarin illuminare con la pittura? Il mare è una gaia fonte di luce e di colore, il mare rapisce il cielo e all'orizzonte crea una linea d'infinito, l'infinito come tale. Diceva Renato Majolo che il mare è la nostra culla, il nostro destino. Sappiamo bene ormai, il mare è incubo. Spesso tragedia. I pescatori spezzini sono sono poveri come quelli di Sicilia. Ma l'arte fa sì che la povertà si vesta di frange di gloria e risplenda come questo mare di San Terenzo e di Framarin, oggi. Margaret Mazzantiniha ha scritto in Mare al mattino Milano 2011) la fuggevole trasformazione del mare, negli occhi di Farid: “Il mare che li divide (Farid e Jamila) è un tappeto volante oppure una lastra di cristallo che si richiude sopra le cose. Ma sulla terra resta la impronta di ogni passaggio...di andata e ritorno. Un po' di sociologia, di cronaca, si presterebbe a Giobatta nello studio di momenti sociali, perchè dai bozzetti si è palesato intuitivo e attento all'evoluzione sociale e di costume.

                Di Gio Batta Framarin ci sorprende l'amore alla natura.
                Come i poeti e i fisiologi antichi, egli ha compreso la vitalità di tale rapporto, e la esprime con raffinata e sapiente cromia, concentrando la visione sulle cose umili e neglette, sul silenzio di questi paesaggi adagiati sui colli o vicino al mare. Ha cominciato presto a studiare il paesaggio di Lunigiana, divenendo lunigianese di adozione, maestro della immagine, dispiegata sui castelli, sulle fortificazioni, sulle vie e vicoli riposti, intessendo il ricamo della intuizione. Egli trae luce e armonia dalla sue visioni di realtà spesso scoperte per la prima volta. La fortuna lo assiste, in questo, e noi ne godiamo gli esiti positivi, estetici. Proprio la sua interiorità emerge da questa esposizione, che non penso di errare se dico che la sua pittura è frammento di passi dell'anima, impronta, sosta, osservatorio. L'archivio di Framarin è cresciuto abbastanza da essere ora un monumento di cultura per tornare a innamorarsi di Lunigiana. E in lui, artista figurativo e grafico, si raccoglie come in volume bellezza e armonia sparse dal mare alle colline di Lunigiana, dalle colline al mare.
               
                Noi siamo contenti e orgogliosi di osservare in lui professionista e maestro questa fonte che emana emozioni e incanti, talmente la sua “autorità” si è imposta oggi al pubblico.


                Prof. Giuseppe Luigi Coluccia.
















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