sabato 26 maggio 2012

LUCE E VISIONE DEL MARE IN ALBERTO CARME'


“Marina”. Semplice titolo, un nome che nasconde il “mondo” dell’artista.
             Il mare di Alberto Carmè è nella luce e nella visione con le quali la pittura dialoga, entra ed esce dal suo immaginario, tessuto di magia e incanto. Io ricordo che  nello studio del pittore spezzino, in via Cesare Battisti mi pare, avevo lasciato scritto un giudizio intorno alla “bellezza” del paesag­gio.  Quel quaderno si conserva ancora, ero in compagnia di Sergio Scantamburlo. Gli anni sono passati veloci — forse dieci. Ora, Alberto è un professionista, ci sono attive varie mostre e vari consensi di critica locale, lunigianese. Di Carmé artista ho la sensazione che il suo tempo professionale sia cresciuto dalla esperienza di mare. Non si spiegherebbero altrimenti gli agganci alla Marina Militare, le amicizie con ufficiali e la frequentazione anche recente al Circolo della Marina. Da vici­no ho potuto osservare e raccogliermi in questo suo viaggio-esplorazione del mare, in particolare del Golfo dei Poeti. Riporto le note apparse sul libro di Vasco Bardi, All’orizzonte d’isola (immagini e parole del Golfo dei Poeti —28 artisti e un poeta), Edizioni Alpicella, Sarzana 2012 

      Pittore paesaggista, dice Bardi di Carmé, inizia giovanissimo a disegnare e dipingere. La sua pittura è ispirata alla natura: vive e ama il mare e tutto ciò che lo circonda. Dipingere en plein air è il suo modo di vivere le sensa­zioni e il legame che ha per i luoghi che lo ispirano. Su un foglio di carta disegna un bozzetto che poi traspone sul­la tela, realizzata sul posto, in un insieme che concentra luce, colore e vita presenti in tutte le opere.

 Vasta esperienza di mare, in Vasco.
             Alberto potrebbe dire la stessa cosa. Le sue marine amano il contatto umano, palpitano di sensazioni, sono sensuali, ariose,  malinconiche ad un tempo. C’ è un manto di solitudine che le pro­tegge e sottrae ai curiosi. Il dipinto “Veduta sul Fezzano” è un connubio di mare e paesaggio, di marina e co­lori terreni. Come sia andato a finire al Porto Turistico di Fezzano, ora non è un mistero: l’amicizia con gli Ufficiali di Marina gli ha aperto l’insospettata “meraviglia”. Addentriamoci nella pittura di Carmé: il pittore accoglie esperienze di Oltralpe e il gusto terrestre della sua città. C’è da imparare operazioni belle e leggiadre osservando il moto delle acque eternamente “mosse”, secondo la “inquietudine del mare”, che  ai più si sottrae. Noi di Lunigiana abbiamo il Golfo dei Poeti, e se si guarda bene, quel “Golfo” è  luce irradiante sul mare e in collina: si è fortunati in Lunigiana, perché da un luogo è possibile esplorare l’in­tera distesa meraviglia della terra e del mare. Lasciamo alla penna dei poeti e scrittori narrarne il fascino; noi siamo con l’artista Alberto, col suo ricamo di colori, nel gioco di luci e ombre, in quella scia tenue e larga di “divisionismo” nuovo o rinnovato in cui il pittore si racconta da sé. Direi che è una tendenza che talora si ri­scontra in pittori dell’area spezzina e lunigianese — esempi che ci vengono a mente: Gaspar Alayza, Luciano Pieri, a volte Scantamburlo, Alessio Guano e altri. Il mare agli spezzini però è anche ambiguo, è lontananza, spesso si tramuta in destino come narrano gli scrittori Maurizio Maggiani, Alberto Gatti e Buticchi.
           
            I colori vengono scomposti secondo il gusto francese (Georges Seurat, Paul Signac). Giovanni Segantini (1858-1899) è modello. La marina di Car­mè è contemplazione: su questa natura spazia la intuizione in cui ombre e colori, luminismo e un toc­co di simbolismo rendono bene la visione. Il dipinto di Fezzano e la Marina con cui si apre la mostra a Casa Cargià sono modelli in tal senso. Osservando il dipinto “Marina di Lerici”, il senti­mento di Alberto ci avvolge in un’aura tenera come a dirci:“benvenuti a casa ”. E la magia parte dal castello di Lerici, si mescola al cielo sospeso, atemporale, e discende dalle verdi colline al mare, al borgo che sembra accendersi nella luci, e pian piano avvolgersi in quelle barche a vela, bianche come  de­sideri d'anima. E' l’orizzonte spianato, aperto, o posa di un gioco di festa.


Prof. Giuseppe Luigi Coluccia

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