mercoledì 17 agosto 2011

LUCIA DELLA SCALA – LA RICERCA DEL SACRO, DEL BELLO, DEL BENE, DEL DIVINO

Inaugurata  ieri, martedì 16 agosto, la personale di pittura di Lucia Della Scala.
La mostra  dal titolo“ Comunicare con Dio, comunicare di Dio con l’Arte” è stata presentata da Mario Orlandi.

La simbiosi tra il vero e il bene si offre alla contemplazione, svela l’integrità dell’essere  e ne scaturisce bellezza, ecco che cosa si percepisce osservando le opere di Lucia  Della Scala, pittrice sensibile, il  cui sentire religioso  traccia scava i lineamenti inconfondibili del suo percorso artistico. Della Scala,  non si improvvisa iconografa ma approfondisce, studia, soffre e gioisce sulle sue opere  svelando tratti inconfondibili di piena dedizione di trasparente slancio verso la Fede vissuta come faro, come obiettivo quotidiano come amore, dedizione e condivisione. Le sue opere ci raccontano di un percorso artistico convinto orientato nella ricerca, del sacro, del bello e del bene e del divino. Un percorso difficile che sottopone l’artista ad una continua ricerca introspettiva che non pare affaticarne lo spirito anzi, come acqua viva ne arricchisce le sfumature e ne colma le lacune.  Una creatività  incontenibile anima la pittrice, meglio direi iconografa che trova rifugio negli studi in teologia e riposo nella fede, fonte di rigenerazione, acqua viva che arricchisce di sfumature e colma le lacune, gioia vera per lo spirito e per la mente. Molte le opere presentate alla mostra e, si offrono austere, rigorose in Galleria CarGià Ezia Di Capua è fiera di poter ospitare in Galleria la Della Scala e non ne fa mistero anzi lo dichiara pubblicamente ancor prima di leggere la recensione che la prof.ssa Elisabetta Costi ha preparato per l’artista. Ma, Lucia Della Scala non è solo questo è anche pittura moderna o meglio lo scontro tra le tecniche del passato con le linee e le tematiche del presente, ardito progetto dove i colori si rincorrono nella luce della storia e nelle  proiezioni del futuro in una speciale commistione che rende gradevole l’osservazione nella palpabile percezione di un gusto raffinato armonioso mai eccessivo.
Quando parliamo di iconografia intendiamo una narrazione che utilizza la forma del linguaggio visivo. Le icone sono trattati di teologia a colori ed è quindi indispensabile saper interpretarne il linguaggio. Per esempio l’aureola circolare dietro il carpo individua i santi, l’aureola con la croce indica divinità. Dio, Gesù, gli apostoli sono raffigurati a piedi nudi, mentre la Vergine e i Santi hanno i piedi coperti dalla veste. Le linee parallele sono usate per l’acqua, i fiumi e il mare.
Molti ancora sono i criteri che regolano questo linguaggio mistico. I maggiori maestri iconografi furono monaci e spesso anche santi. Un tempo l’iconografo, si preparava con lunghi periodi di digiuno e preghiera, e non iniziava l’opera finchè l’immagine di ciò che voleva dipingere, non gli fosse apparsa impressa nell’anima, poiché la mano dell’artista, era guidata da energia spirituale tanto che, per questo motivo, ancora oggi, l’icona Né si firma, né si data. L’uomo presta le sue mani, le sue capacità allo Spirito Santo sua guida. Lucia Della Scala nei suoi dipinti colloca l’esperienza autentica della persona umana e fa vivere con intensità una cultura di dialogo fra arte e fede recuperando l’antico modo di dipingere delle botteghe d’arte. Dipinge preferibilmente su legno, preparando il fondo con la colla di coniglio tela e gesso di Bologna. I colori usati sono pigmenti naturali (terre) mescolati con rosso d’uovo ed acqua, le opere sono spesso impreziosite con foglia d’oro. Ama anche dipingere con colori ad olio, sempre su tavola. I soggetti delle sue opere tendono a fare riscoprire la dimensione spirituale, accompagnando lo spettatore alla riflessione sul Trascendente. Tra i suoi lavori più importanti le “Stazioni della Via Crucis” poste nella chiesa parrocchiale di Filanda di Aulla, intitolata alla Vergine Maria Ausiliatrice. L’opera è composta da 15 tavole di legno multistrato ciascuna delle dimensioni di45x55 cm, dove sono rappresentate le stazioni della passione, morte e resurrezione di Gesù. Un’altra importante opera realizzata, sempre su tavola multistrato delle dimensioni di 1x1,5 mt, è l’icona di San Nicola di Bari, posta nella chiesa parrocchiale di Varano, comune di Licciana Nardi, intitolata proprio a San Nicola.
Lucia Della Scala, nasce a la Spezia il 18/07/55, attualmente abita e lavora in via Nave 30 località Riccò di Tresana MS. Per due anni frequenta il corso di pittura tenuto da Pietro Colombani, in Sarzana (2000 – 2001) ed è questa l’occasione per muovere i primi passi nel mondo dell’arte, riconquistando così il sogno coltivato fin da giovane di divenire pittrice. Consegue il diploma di Iconografia, nel corso teorico pratico,tenuto dal Maestro Iconografo Andrea Trebbi acquisendo i livelli 1°, 2°, 3° rilasciato dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose “B. Nicolò Stenone” di Pisa nel 2001. Consegue il diploma al liceo Artistico Statale di Carrara.Si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Carrara e  consegue il diploma di “Arti Visive e Discipline Dello Spettacolo (Indirizzo Pittura) Successivamente iscrittasi al Corso Biennale Secondo Livello Indirizzo Didattico consegue l’abilitazione all’insegnamento  “Discipline Pittoriche”Nell’anno 2009, partecipa al Master di Arte Sacra Contemporanea presso la Fondazione Stauròs Italiana Onlus: Museo Stauròs  d’Arte  Sacra Contemporanea in San Gabriele-Isola del Gran Sasso (TE).Nell’anno 2010 partecipa al Master di Arte Sacra a Foligno-Scopoli sulla figura di San Benedetto da Norcia. Ecco che cosa si legge ne Catalogo Stauros “Percorsi formativi 2010” – Giovani Artisti disegnano il sacro con San Benedetto da Norcia – a cura di Giuseppe Bacci. L’esortazione “ Ora et labora “, unendo la preghiera al lavoro materiale, nobilitò ed elevò la fatica umana, dando ali all’ordine di San Benedetto. Nell’opera di Lucia della Scala tale motto trova rivisitazione dell’icona bizantina. L’icona del Santo rappresentato su uno sfondo a foglia oro ci colpisce per il suo dinamismo intrinseco, per cui con la sua staticità ci dice che ciò che normalmente si dice con il movimento. Sullo sfondo scorrono scene di quotidianità e ferialità, che si possono idealmente ricondurre alla duplice attività dei monaci che popolano il paesaggio: la preghiera, da un lato, e il lavoro dall’alto. Azioni che l’affermazione cardine della regola benedettina vuole descrivere in un unico atto ascetico che si svolge in atteggiamenti distinti, ma inscindibili .Misticamente la preghiera è lavoro e il lavoro è preghiera, così che il coro è offertorio del lavoro e questo è segno concreto di quanto si va cantando nel coro.
Ezia Di Capua

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